Il tessile italiano prova a svegliarsi

Il tessile italiano prova a svegliarsi

Il mese di settembre è tradizionalmente dedicato alle fiere e alle manifestazioni che hanno come protagonista la moda e il tessile, da Milano Unica, che si è tenuta nelle scorse settimane, fino all’appuntamento topico di Milano Moda Donna, quest’anno dal 21 al 27 settembre.

Tutti questi appuntamenti sono l’occasione per fare il punto sull’andamento di un settore, quello della moda e del tessile, che è da sempre fiore all’occhiello del made in Italy ma che, come altri settori, ha subito qualche scossone dalla crisi che ancora stenta a mollare la presa.

Per fortuna qualche numero positivo sul 2016 comincia a vedersi, se non altro nell’ambito del tessile. Se, da un lato, secondo i dati Istat sulla produzione industriale, tra gennaio e marzo 2016 i tessuti hanno registrato un -2,3% e un -1% da aprile a giugno, dall’altro l’industria tessile italiana ha fatto segnare un +0,5% nell’export e un +0,1% nell’import, con la bilancia in attivo per circa 830 milioni di euro.

Oltre ai dati Istat, sul comparto ci sono anche le stime di Smi-Sistema Moda Italia, che appaiono contrastanti su diversi settori per i primi cinque mesi del 2016. I tessuti lanieri pettinati hanno infatti segnato un +3,3%, i cardati un +5,4% e il lino addirittura +20%. Giù, invece, il cotone (-0,9%), la maglieria (-3,2%) e le stoffe in seta (-4%).

Contrastante anche l’andamento del tessile italiano sui mercati mondiali. Calo leggero dell’export tessile in Germania (-2,2%), più marcato in Spagna e a Hong Kong (-6,9) e negli Usa (-11%).

Fra i buyer europei è invece cresciuta la domanda di tessile italiano in Francia (+1,1%), Portogallo (+4,3%) e Romania (+7%). Fuori dall’Ue, buone le performance di Tunisia, Turchia (+2,2%, +1,4%) e Cina (+0,8%), anche se quest’ultimo rimane sempre un mercato difficile per i nostro tessuti.