Divario di genere, l’Italia migliora

Che nel mondo del lavoro e nella società il divario di genere tra uomini e donne in termini di stipendi, cariche elettive ecc… sia qualcosa di perdurante e di vergognoso, è cosa nota. A sancirlo, anche quest’anno arriva Global Gender Gap Report, pubblicato dal World Economic Forum, che analizza lo stato del divario di genere in diversi Paesi europei nei campi del lavoro, della rappresentanza politica, dell’istruzione e della salute.

Nella nuova edizione, però, per l’Italia c’è una buona notizia. Rispetto all’edizione precedente, il nostro Paese ha guadagnato ben 28 posizioni piazzandosi al 41esimo posto su 145 nazioni. In questa classifica del divario di genere, si tratta della posizione migliore mai occupata dallo Stivale.

Il recupero nella classifica del divario di genere è merito in buona parte dell’ambito della rappresentanza politica, dove l’Italia è passata dalla 37esima alla 24esima posizione, grazie anche al fatto che siamo il decimo Paese europeo per donne in Parlamento e abbiamo un ministro donna su 2 al Governo.

Miglioramento anche nel campo dell’istruzione, anche se di sole 4 posizioni (dal 62esimo al 58esimo posto), mentre 4 ne abbiamo perse nell’ambito salute (dal 70esimo al 74esimo posto). Le laureate sono più dei laureati, mentre le donne hanno un’aspettativa di vita sana di 74 anni contro i 71 degli uomini.

Ma il vero punto critico del divario di genere in Italia è nell’ambito del lavoro, dove siamo 111esimi su 145 nazioni. Preoccupa il gap nei salari: 7,3% medio a favore degli uomini, con punte del 25% tra dirigenti e professionisti. A proposito di dirigenti, solo il 15,1% di manager, in Italia, è donna, contro una media del 25% in Europa

In generale, nel mondo, stanso al report il divario di genere è rimasto poco mosso, riducendosi di solo il 4% negli ultimi 10 anni in generale e di solo il 3% in ambito retributivo. Il World Economic Forum, infine, sottolinea che l’area che si è mossa più speditamente negli ultimi anni è stata il Sudamerica. Di contro, Nordafrica e Medio Oriente si sono mossi pochissimo.

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