Debiti delle PA: a quanto ammontano?

La Cgia ha cercato si rispondere al quesito che riguarda i debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti dei fornitori, che ancora non sono stati livellati, nonostante l’avvento, ormai due anni fa, della fatturazione elettronica.

Non ci sono dati ufficiali, poiché l’ammontare complessivo del debito viene monitorato solo dalla Banca d’Italia, e si tratterebbe di debiti, nei confronti delle aziende private, di 65 miliardi di euro, anche se si tratta di numeri che ancora non tengono conto del 2016.

Nonostante le cifre siano ancora alte, il fenomeno si è comunque ridotto negli ultimi anni, grazie soprattutto agli interventi messi in campo nel biennio 2013-14. In questo periodo, infatti, sono stati stanziati 56,2 miliardi di euro: agli enti debitori sono stati messi a disposizione 44,6 miliardi di euro (pari al 79 per cento del totale) in quanto alcuni enti non ne hanno fatto richiesta.

I pagamenti, il cui aggiornamento è comunque fermo al 20 luglio 2015, hanno toccato quota 38,6 miliardi, pari a quasi l’86% delle risorse messe a disposizione. Ma, in ogni caso, l’importo del debito rimane ancora spaventoso e non ha eguali nel resto d’Europa.

Qual è il motivo di questi ritardi e di questo debito che sembra destinato a non azzerarsi mai? Renato Mason, segretario della Cgia, punta il dito contro “Le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli di bilancio imposti da Bruxelles, l’abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidità sono le motivazioni che consegnano al nostro Paese la maglia nera in Ue della correttezza nei pagamenti. Nonostante dal 1° gennaio 2013 la legge stabilisca che il pubblico debba pagare entro 30 giorni, salvo non sia un’azienda sanitaria che allora lo può fare entro 60, queste disposizioni continuano a essere spesso disattese, con ricadute molto pesanti soprattutto per le piccole imprese che dispongono di un potere negoziale molto limitato nei confronti degli enti pubblici. Un problema, è bene sottolinearlo, che, purtroppo, non riguarda solo le transazioni commerciali con il pubblico, ma anche tra aziende private. Un malcostume generalizzato che non ha pari nel resto dell’Ue”.

Vera MORETTI

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