Fatturazione elettronica: i privati non ne sono ancora convinti

Nonostante i vantaggi fiscali notevoli, sia per i professionisti sia per le imprese, la fatturazione elettronica per i privati non sta avendo successo, e sono ancora pochi coloro che decidono di avvalersene.
Eppure, si tratterebbe di una scelta che porterebbe a nessun obbligo di Spesometro, oltre alla comunicazione delle operazioni dei paesi black list, per non parlare delle semplificazioni nelle comunicazioni Iva, rimborsi Iva prioritari senza il visto di conformità sopra i 15 mila euro e la riduzione di un anno dei termini di accertamento.

Ma i numeri parlano chiaro e, ad oggi, i dati dell’Agenzia delle Entrate attestano solo 6 mila partite Iva che hanno esercitato l’opzione, che però scadeva il 31 marzo, per la trasmissione telematica dei dati delle fatture, sia emesse sia ricevute, direttamente all’Agenzia delle Entrate. Ciò significa che questi 6 mila potranno, per il 2017 e per i quattro anni successivi, godere di questi benefici fiscali legati alla fattura elettronica.

Diversa la situazione della fattura elettronica verso la PA, ormai obbligatoria da due anni: qui i fornitori che hanno digitalizzato i propri processi di fatturazione sono quasi un milione.

Il motivo principale di questa scarsa adesione potrebbe essere il quadro normativo relativo allo Spesometro, poiché il decreto legge 193/2016 ha previsto l’invio all’Agenzia delle Entrate da parte dei contribuenti IVA dei dati delle fatture – con cadenza semestrale per il 2017 e con cadenza trimestrale a regime – indipendentemente dall’esercizio dell’opzione e-fattura.

Occorre specificare anche che il d.Lgs. n. 127/15 ha esteso l’utilizzo del Sistema di Interscambio (SdI) alla fatturazione elettronica fra privati, facendo in modo che i dati delle fatture elettroniche veicolate dal sistema gestito dal Fisco si considerano trasmessi alla stessa Agenzia delle Entrate.
I servizi SdI sono stati estesi ai privati da gennaio 2017 e da luglio 2016 partite IVA e imprese hanno accesso gratuitamente ai servizi web che consentono di trasmettere e conservare fatture elettroniche nel formato XML accettato dal SdI. Servizi che sono stati fruiti finora da 47mila contribuenti trasmettendo circa 125mila fatture elettroniche.

Questo significa che le premesse per una concreta diffusione della digitalizzazione esistono, ma si deve passare anche per la cultura e la tradizione, che ancora non permettono un cambiamento così radicale.

Vera MORETTI