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Addizionale Irpef aumentata in Italia di oltre il 50%

Questo aumento rappresenta per i contribuenti italiani un onere molto pesante, poiché si è passati dai 254,72 euro del 2006 a una media di 404,10 euro nel 2015, con un incremento percentuale del 64,46%. I picchi più alti nel 2007 (in termini di prelievo +12,32% rispetto al 2006) e nel 2011 (+26,94% rispetto al 2010). Tuttavia gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una ulteriore costante crescita che ha avuto il suo apice nel 2015 (+4,07% rispetto al 2014).

A livello regionale, la crescita non è omogenea per tutti, poiché si va dal +33,94% del Veneto al +113,95% dell’Emilia Romagna; mentre in termini di imposta complessiva si passa dal +3,51% del Trentino Alto Adige al +108,41% dell’Emilia Romagna, come è stato confermato da uno studio realizzato dall’Assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni, presieduto da Andrea Dili, che ha elaborato e riaggregato a livello nazionale e regionale i dati del Dipartimento delle Finanze del Ministero dell’Economia, relativi all’ultimo decennio disponibile.

Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, ha commentato così questi dati: “La pressione fiscale nel nostro Paese, sia a livello nazionale che locale, ha raggiunto livelli insostenibili e chi afferma che le tasse in Italia diminuiscono, mente sapendo di mentire. I dati che emergono dall’evoluzione dell’andamento del prelievo fiscale da addizionale regionale Irpef degli ultimi 10 anni sono sconfortanti e rappresentano in termini percentuali il maggiore incremento di prelievo fiscale da singola imposta che in 10 anni si è verificato in Italia. Una spiegazione potrebbe essere il taglio dei trasferimenti di risorse dallo Stato agli enti locali; ma è anche vero che l’addizionale regionale (come quella comunale) è una imposta che viene percepita minimamente dagli stessi contribuenti, poiché viene liquidata contestualmente all’Irpef”.

Considerando la classifica regionale sul prelievo medio in termini assoluti, spicca il Lazio con una imposta media per soggetto passivo pari a euro 620,85 annui (con una differenza di +216,75 euro rispetto alla media nazionale); mentre fanalino di coda della classifica risulta la Basilicata con una imposta media di 268,65 euro annui (-135,45 euro rispetto alla media nazionale).
Il Lazio è anche la regione che ha incrementato di più il prelievo medio in termini assoluti (+293,95 euro), mentre il Veneto è la regione che lo ha aumentato meno (+76,78 euro).

In dieci anni, sono cambiate significativamente le posizioni nella classifica del prelievo medio da addizionale regionale Irpef: fanno un considerevole passo avanti Veneto e Lombardia, che perdono entrambe 5 posizioni; migliorano significativamente Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta e Abruzzo (scivolano tutte di 3 posizioni); mentre peggiorano notevolmente Emilia Romagna (+8) e in modo rilevante Toscana (+6) e Molise (+4).

Andrea Dili, presidente dell’Assemblea dei presidenti regionali di Confprofessioni, ha dichiarato: “Se è vero che l’incremento del prelievo fiscale da addizionale regionale è aumentato in tutte le regioni italiane, ciò è avvenuto in misura non uniforme. Mentre alcune regioni hanno sostanzialmente raddoppiato il gettito dal 2006 al 2015, altre sono riuscite a contenere la misura di tali incrementi; con l’eccezione virtuosa della Provincia Autonoma di Bolzano che dal 2012 al 2015 ha addirittura diminuito il prelievo medio di oltre un terzo”.

Passando alle province, quella con la più alta addizionale regionale media è Roma con 676,05 euro annui, mentre l’imposta più bassa si registra a Bolzano, con 277,88 euro annui. Tra le due province c’è una differenza che in termini assoluti si attesta su 398,17 euro annui, dato che in termini percentuali significa che a Roma l’addizionale regionale incide ben il 143,29% in più che a Bolzano.
Tra le grandi città, dopo Roma ci sono Torino (2), Napoli (4) e Milano (6); subito a ridosso dei primi dieci posti Bologna (12), seguita da Genova (24), Palermo (28) e Firenze (34); mentre nelle retrovie si classificano Bari (76), Venezia (88) e Cagliari (90).

Le variazioni positive più significative riguardano Bolzano, che perde 66 posizioni passando dal 44 al 110esimo posto, oltre alle province della Calabria e quelle della Puglia. Variazioni negative sono invece in Piemonte e Toscana.

Ha concluso Dili: “L’ultima parte dello studio riguarda i dati disaggregati a livello provinciale – spiega Dili – all’interno delle singole regioni, infatti, troviamo delle differenze significative tra le varie province. Ovviamente tali differenze sono dovute sostanzialmente a una serie di variabili Irpef (in particolare l’entità del reddito imponibile) indipendenti dal livello dell’aliquota fiscale che è uniforme su tutto il territorio regionale”.

Vera MORETTI

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