In occasione della sua audizione in commissione Lavoro del Senato sull’impatto del lavoro della quarta rivoluzione industriale, Giovanni Alleva, presidente dell’Istat, ha lanciato un allarme che riguarda le imprese italiane.
A quanto pare, ma in molti già lo sospettavano, le aziende nostrane rimangono piuttosto diffidenti nei confronti delle tecnologie digitali, anche se l’Italia, questo occorre ammetterlo, si sta avvicinando alla media europea, assottigliando sempre più il gap finora esistente.
Ciò che, invece, rimane, almeno attualmente, è uno scarso sfruttamento delle potenzialità che le nuove tecnologie offrono, ad esempio nell’organizzazione dell’impresa, e in particolare nel commercio elettronico.
E infatti l’Italia è ad oggi il Paese europeo con la percentuale più elevata d’imprese a ritenere che non valga la pena sostenere i costi di vendere online, perché non ripagati dai benefici.
Per quanto riguarda, inoltre, la strategia Industria 4.0, Alleva ha dichiarato che “le imprese dei comparti manifatturieri che prevedono di adottare o incrementare, durante il 2017, le tecnologie Ict promosse dal piano Industria 4.0 (Crm, Scm, Erp2, additive manufacturing, cloud internet, machine-to-machine ecc.) sono ancora relativamente poche: ci puntano 6 comparti su 22 (autoveicoli, elettronica, apparecchiature elettriche, farmaceutica, metallurgia e macchinari)”.
Nel 2016, inoltre, il saldo positivo è stato registrato solo nei settori di apparecchiature elettriche e autoveicoli, ma sembra che le imprese che offrono servizi di mercato siano più propense ad adottare, entro la fine del 2017, tecnologie Ict. In questo caso, il saldo tra risposte positive e negative è positivo in 10 settori su 26, in particolare nei servizi postali e di corriere, nella consulenza informatica e nelle telecomunicazioni, e nel comparto della ricerca e della selezione di personale.
Vera MORETTI
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