Sono molti i professionisti che, quando iniziano la loro nuova attività lavorativa, ricorrono alla ritenuta d’acconto, quando, invece, sarebbe più vantaggioso scegliere un regime fiscale con apertura di partita Iva.
Perché questo? La ritenuta d’acconto, che potrebbe sembrare la scelta più semplice e leggera, impone rigidi limiti alla prestazione occasionale.
Vediamo quali sono:
Non a caso, dunque, la ritenuta d’acconto può essere utilizzata per prestazioni occasionali, ma sicuramente non permette di lavorare serenamente e anzi costringe a rifiutare contratti per non superare i limiti imposti.
Ai professionisti viene consigliato invece di ricorrere al regime forfettario, che è un regime fiscale agevolato che permette di usufruire di imposte che a volte si rivelano più convenienti anche rispetto alla ritenuta d’acconto.
Anche questo regime prevede limiti di ricavi annuali, definiti tramite codice ATECO, composto da cifre e lettere a seconda delle tipologie lavorative e che definisce non solo il limite annuale dei ricavi ma anche il coefficiente di redditività.
Si tratta di un coefficiente che definisce anche un forfait di spese che possono essere detratte dal contribuente che nel regime forfettario non può detrarre le spese sostenute per l’attività lavorativa.
L’unica imposta prevista dal regime forfettario è l’imposta sostitutiva che ammonta al 5% dell’imponibile nei primi cinque anni di attività e 15% negli anni a seguire.
Aprire la propria partita IVA è possibile sia online che offline:
Dopo l’apertura della partita Iva, occorre iscriversi ad una cassa previdenziale, che, per molte categorie di professionisti è dedicata, ad esempio per avvocati, o ingegneri, o agenti di commercio.
Se, per l’attività scelta non esiste una cassa previdenziale, si ricorre alla Gestione Separata INPS.
Vera MORETTI
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