Le piccole e medie imprese, per diverse ragioni, stanno ampliando i loro orizzonti oltre i confini di casa. Se, infatti, in alcuni casi per pesare il valore dei loro prodotti, specialmente se di qualità eccellente ma di nicchia, confrontandosi con mercati a minore intensità, spesso si tratta di una decisione quasi obbligata.
Se la crisi ha messo in ginocchio l’economia locale, infatti, molte pmi si sono salvate proprio rivolgendosi a mercati esteri e scegliere la strada dell’internazionalizzazione, e tuttora rimane una soluzione ottima se si vuole rimanere competitivi.
Per riuscire ad approdare sui mercati stranieri, occorre seguire leve strategiche che potrebbero davvero rivelarsi vincenti.
Bisogna comunque sapere quali sono gli aspetti da non tralasciare:
Prima di intraprendere l’avventura dell’internazionalizzazione, inoltre, è necessario effettuare un’analisi di mercato per capire dove è più conveniente dirigersi, e monitorare, tra gli altri aspetti, il livello di barriere d’ingresso, la dimensione e il tasso di crescita della domanda, la sensibilità del consumatore al prezzo, il livello di competizione e i futuri trend.
Anche il raggio d’azione è molto importante, poiché potrebbe rivelarsi più vantaggioso a questo proposito focalizzarsi sulle aree che abbiano maggior potenziale e tralasciare quelli che, al contrario, potrebbero non corrispondere alle aspettative, portando a scarso successo e a un inutile spreco di tempo e di denaro.
A proposito di denaro, si tratta ovviamente di un aspetto da non dimenticare, tenendo conto di tutti quei costi che sono legati al processo di distribuzione e vendita del cliente finale. Si comincia dal costo della spedizione, assicurazione compresa, fino ad eventuali tasse di importazione, e tutto ciò che c’è da sapere per non farsi cogliere impreparati.
Vera MORETTI
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