Istat ha reso noto che, nel quarto trimestre 2018 il Pil italiano è salito dello 0,3% rispetto al terzo trimestre, e dell’1,6% rispetto all’anno precedente.
Questo aumento si spiega soprattutto con la diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura e da un aumento nell’industria e nei servizi.
Per quanto riguarda la domanda, arriva un contributo positivo dalla componente nazionale ma anche da quella estera.
A fronte di questi risultati, la variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,5%. Inoltre, considerando l’intero 2017, il Pil corretto è aumentato dell’1,5% e questo rappresenta un gran risultato, che non si verificava dal 2010.
Considerando l’Europa, il Pil si è rivelato in crescita dello 0,6%, nel quarto trimestre rispetto allo stesso periodo del 2016.
Nell’intero anno, il Pil è salito del 2,5% in entrambe le aree. Considerando le aree geografiche separate, la crescita è del 2,7% nell’area Euro e 2,6% nella Ue a 28 Paesi.
Nel quarto trimestre del 2017, riferisce Eurostat, il Pil destagionalizzato è aumentato dello 0,6% sia nell’area dell’euro che nell’Ue28 rispetto al trimestre precedente.
Questi dati fanno capire, comunque, che l’Italia rimane ancora piuttosto indietro rispetto all’Europa, come ha voluto sottolineare Paolo Zabeo, coordinatore dell’ufficio studi della CGIA: “Sebbene abbiamo toccato il record di crescita degli ultimi 7 anni, anche nel 2017 nessun altro Paese dell’Ue a 27, purtroppo, ha registrato un aumento del Pil inferiore al nostro”.
Purtroppo le stime per l’Italia, nonostante siano positive, non vedono un recupero nei confronti dell’Ue, almeno non nei prossimi due anni. Ma, per poter arrivare a risultati più consistenti, Renato Mason, segretario della CGIA, sostiene che servano meno tasse, meno burocrazia e più investimenti pubblici.
Vera MORETTI
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