Pensione di vecchiaia a 67 e 71 anni, tutto quello che c'è da sapere
Anno dopo anno, per la maturazione dei requisiti di accesso alla pensione INPS di vecchiaia, il requisito anagrafico richiesto tenderà inesorabilmente a crescere in ragione di quello che è lo scenario demografico per la popolazione italiana. In altre parole, più tenderà ad allungarsi l’aspettativa media di vita, più alto tenderà ad essere il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia.
Basti pensare che per l’attuale pensione di vecchiaia a 67 anni già nel 2030, in base agli scenari demografici stimati dall’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), si passerà ad un requisito anagrafico minimo di 68 anni. E lo stesso dicasi per il pensionamento di vecchiaia a 71 anni che si stima salirà a 72 anni sempre nell’anno 2030.
In particolare, attualmente il requisito anagrafico minimo per l’accesso alla pensione di vecchiaia, come sopra accennato, è posizionato a 67 anni di età. Ma a patto che si rientri nel sistema misto, e che siano stati maturati almeno 20 anni di contribuzione. Si tratta di requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia a 67 anni non solo per i dipendenti del settore pubblico e di quello privato, ma anche per i lavoratori autonomi.
E questo perché, per arrivare ad almeno 20 anni di contributi maturati, si sommano tutti i periodi contributivi accreditati o versati al lavoratore a qualsiasi titolo. Dai contributi da lavoro a quelli da riscatto, e passando per i contributi figurativi e per quelli volontari.
Il requisito anagrafico per il 2021 è però leggermente più basso, da 67 anni a 66 anni e 7 mesi, per tutti quei lavoratori che rientrano tra le cosiddette mansioni gravose o usuranti. Ma a patto che il lavoro usurante sia stato svolto per almeno metà della vita lavorativa, oppure per almeno 7 anni, includendo pure l’anno di maturazione dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia, negli ultimi 10 anni di vita lavorativa.
Per rientrare nel sistema misto occorre aver maturato contribuzione ai fini previdenziali alla data del 31 dicembre del 1995. Per chi invece ha contributi versati solo a partire o comunque dopo l’1 gennaio del 1996, andare in pensione con i requisiti di vecchiaia sarà possibile sempre con almeno 20 anni di contributi, includendo pure eventuali contributi figurativi, ma c’è un altro limite aggiuntivo da rispettare. Ed è quello per cui l’importo della pensione dovrà superare di 1,5 volte l’importo riconosciuto dall’INPS per l’assegno sociale.
Se questo requisito non viene rispettato il requisito anagrafico per l’accesso alla pensione di vecchiaia balza a 71 anni, ma con un requisito contributivo che è più basso. In tal caso, infatti, basteranno solo 5 anni di contribuzione, ma questa deve essere in ogni caso effettiva. E quindi al netto di eventuali contributi figurativi.
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