Chi è il curatore fallimentare: requisiti e cosa fa

Il curatore fallimentare è un professionista che, quando un’azienda è fortemente indebitata e non riesce a soddisfare i propri creditori, si occupa di seguire tutta la procedura di fallimento. Nel suo ruolo di pubblico ufficiale è chiamato a svolgere molti compiti sotto il controllo del giudice delegato e del comitato dei creditori.

L’obiettivo principale del curatore fallimentare, nello svolgimento del suo lavoro è soddisfare al meglio i creditori attraverso la liquidazione del patrimonio societario o del soggetto privato sottoposto al procedimento del suo recupero crediti. Qualora si renda necessario, può ricorrere a un’azione legale anche avvalendosi di società esterne specializzate.

La nomina a curatore fallimentare spetta al tribunale in seguito alla sentenza di fallimento, oppure tramite decreto nel caso in cui sia stata chiesta la sostituzione o la revoca di incarico del curatore fallimentare precedente nominato. Tali richieste, possono essere presentate da uno dei soggetti coinvolti nella procedura di fallimento che contesta l’operato del curatore fallimentare presentando reclamo al giudice delegato entro otto giorni. Oppure dai creditori rappresentanti la maggioranza dei crediti.

Curatore fallimentare: i requisiti

Per ricoprire il ruolo di curatore fallimentare è necessario essere in possesso di determinati requisiti. Chi viene incaricato può essere un avvocato, un commercialista, un ragioniere, un ragioniere commercialista, un consulente del lavoro. Il ruolo può essere ricoperto anche da chi ha svolto funzioni da amministratore, direzione e controllo in società per azioni.

Non possono ricevere l’incarico di curatore fallimentare i coniugi dei soggetti coinvolti nella sentenza di fallimento, i parenti di ogni grado del soggetto fallito e i suoi creditori. Inoltre, coloro che hanno concorso alla debacle aziendale nei due anni precedenti e tutti quelli che hanno un conflitto d’interessi nella procedura di fallimento.

La nomina a curatore fallimentare del tribunale deve essere accettata e comunicata dal soggetto in questione al giudice delegato entro due giorni successivi alla nomina.

Cosa fa il curatore fallimentare

I compiti che deve svolgere il curatore fallimentare sono tanti. Principalmente, l’amministrazione del patrimonio fallimentare sotto il controllo del giudice delegato e del comitato dei creditori. Ha anche facoltà di assistere al giudizio, ma non in veste di avvocato, previo autorizzazione del tribunale, eccezion fatta per i casi di contestazione o di tardive comunicazioni di crediti e di diritti di terzi.

Può delegare a società specializzate esterne determinate operazioni, sostenendone gli oneri o farsi supportare da terzi specializzati nella liquidazione fallimentare. Il tutto, a proprie spese e sotto la propria responsabilità, previo autorizzazione del giudice.

Il curatore fallimentare deve inventariare i beni e sigillarli; creare il progetto di stato passivo; pianificare la liquidazione; gestire la società/impresa qualora venga stabilito l’esercizio provvisorio; provvedere alla vendita dei beni o procedere alla sua sospensione nel caso arrivi un’offerta migliorativa; preparare il progetto di ripartizione.

La relazione e la gestione di incassi e uscite

Il curatore, entro 60 giorni dalla dichiarazione di fallimento deve presentare una relazione sulle cause del dissesto aziendale, sulla diligenza e la responsabilità del soggetto fallito e sulle responsabilità degli amministratori qualora si tratti di una società.

La suddetta relazione va consegnata al giudice che ne ordina il deposito in cancelleria. Ogni quattro mesi, il curatore fallimentare è tenuto alla presentazione in tribunale di una nuova relazione sulle attività svolte e il conto relativo alla gestione di incassi e uscite. Il documento deve essere inoltrato anche al comitato dei creditori e depositato presso il Registro delle imprese.

Il curatore fallimentare deve tenere un registro riportante le operazioni in entrata e in uscita da aggiornare quotidianamente. E’ tenuto al deposito, entro dieci giorni, dei soldi incassati in un conto corrente postale o bancario dedicato e da lui scelto. Può investire tale denaro in titoli di Stato o destinarlo ai creditori, su autorizzazione del giudice. Gode del potere di compiere atti di straordinaria amministrazione con il consenso dei creditori, tranne che per gli atti che superano i 50mila euro: in tal caso, deve informare previamente il giudice delegato.

Altre funzioni e azioni del curatore fallimentare

In ogni occasione, il curatore fallimentare deve agire tenendo presente il pagamento dei creditori e la messa in salvo o continuità dell’azienda, qualora fosse ancora possibile. La funzione principale è la redazione di un verbale recante la situazione attuale societaria e come sia giunta allo stato d’insolvenza. Per questo, deve ottenere dal soggetto fallito la documentazione richiesta per tutti gli anni. La relazione deve contenere lo studio e il giudizio sulla gestione finanziaria e contabile del fallito. Inoltre, una relazione delle decisioni assunte dall’amministrazione fallimentare nei suoi compiti gestionali di fallimento.

All’interno delle funzioni gestionali, il curatore fallimentare può svolgere tutti i contratti e accordi commerciali richiesti, mettendo in evidenza quelli mirati alla vendita e alla liquidazione del patrimonio dell’azienda. Deve interessarsi degli adempimenti contabili, fiscali e di lavoro con l’amministrazione. Convocare le riunioni. Occuparsi di tutte le attività lavorative aziendali: assunzione di nuovi dipendenti, licenziamenti, modifica dei contratti di lavoro, avvio di file di regolamentazione del lavoro ecc.

Per approfondire l’argomento, puoi leggere:

Carmine Orlando

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Carmine Orlando

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