Per un’impresa la gestione delle risorse umane è una delle attività centrali al fine di poter restare competitiva sul mercato. E questo avviene non solo assumendo i migliori profili, ma anche programmando per i lavoratori dei percorsi interni che siano finalizzati all’acquisizione nel tempo di nuove competenze o comunque di competenze specifiche.
Tutto questo avviene tramite la formazione aziendale che, per un’impresa lungimirante, rappresenta sempre un investimento e mai un costo. Perché per un’azienda ricca anche a livello professionale è più facile raggiungere gli obiettivi economici e finanziari proprio attraverso gli investimenti nel capitale umano. Ma detto questo, la formazione aziendale quando conviene davvero al datore di lavoro?
Al riguardo c’è da dire che, se ben pianificata, la formazione aziendale al datore di lavoro conviene sempre in quanto i ritorni nel medio e nel lungo periodo sono praticamente garantiti. Pur tuttavia, al pari di tutte le altre attività, pure per la formazione aziendale serve sia la pianificazione, sia lo stanziamento di risorse che, molto spesso, sono purtroppo limitate.
Per la pianificazione della formazione aziendale ci sono davvero tante strade percorribili. Con le scelte in merito che spesso sono influenzate sia dalle dimensioni dell’impresa, sia dal settore di business in cui opera.
In generale si può dire che la pianificazione della formazione aziendale può essere suddivisa in quattro fasi. Si parte, nello specifico, dall’analisi del fabbisogno a livello formativo per poi passare alla progettazione ed alla successiva erogazione dell‘intervento formativo. Ed infine si passa ad una valutazione dell’intervento formativo stesso.
In termini di costi per la formazione aziendale, questi variano proprio in ragione delle modalità di erogazione. E questo perché la formazione aziendale può essere gestita internamente in aula oppure online in modalità delocalizzata. Ma spesso si rende necessario andare a pianificare la formazione aziendale attraverso consulenti o società esterne. Ed in tal caso i costi da sostenere sono più alti.
Quando l’impresa è di medie e di grandi dimensioni, le attività di formazione che sono destinate ai lavoratori dipendenti sono continue. Ed in tal caso è opportuno valutare l’eventuale adesione ai fondi interprofessionali che, a livello finanziario, sono alimentati dallo 0,30% dei versamenti INPS.
I fondi interprofessionali, con l’adesione libera, nascono infatti con l’obiettivo di finanziare l’aggiornamento continuo dei lavoratori proprio attraverso le attività di formazione e di addestramento. Per esempio, in Italia c’è il fondo interprofessionale For.Te., il Fondo Artigianato Formazione ed il Fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua in Agricoltura (FOR.AGRI) solo per citarne alcuni.
Oltre che libera e gratuita, l’adesione di un’impresa ad un fondo interprofessionale, inoltre, non è mai vincolante. E questo perché l’impresa potrà in qualsiasi momento decidere di revocare l’adesione ed anche decidere di cambiare il fondo interprofessionale al fine di poter soddisfare sempre al meglio le proprie esigenze formative destinate ai lavoratori dipendenti.
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