La chiusura di un’azienda, soprattutto in tempi di crisi economica non è purtroppo un evento raro. Una società può cessare la propria attività economica a causa di motivi involontari, come una procedura fallimentare aperta a suo carico da creditori. Oppure per motivi volontari, come la decisione di chiudere per mancanza di prospettive future o per debiti contratti troppo alti che si realizza con la sua messa in liquidazione.
I lavoratori dipendenti di una società che viene messa in liquidazione, in linea di massima si preoccupano nel caso l’amministratore non provveda al pagamento degli arretrati prima della cessazione di un’attività volontaria o involontaria.
C’è da fare un distinguo tra la liquidazione di una società e il suo fallimento. La liquidazione concerne la chiusura volontaria della società e si rende necessaria al fine della sua cancellazione dal Registro delle Imprese. Il soggetto liquidatore nominato assume il compito di soddisfare i debiti in essere e di procedere con la riscossione dei crediti. Successivamente, vengono venduti i beni del patrimonio aziendale e con i ricavi conseguiti chiudere tutte le passività. L’iter può concludersi in perdita, in pareggio o con un attivo da ripartire tra i soci.
In realtà, la liquidazione di una società avviene anche in caso di procedura fallimentare avviata da un giudice con il supporto di un curatore, a seguito di un’istanza di fallimento richiesta dai creditori. La differenza sostanziale, è che nel caso di fallimento, l’imprenditore è privato di ogni potere.
Nel caso di fallimento di una società, il Fondo di Garanzia dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale provvede al pagamento delle ultime tre retribuzioni mensili maturate dai dipendenti nell’ultimo anno dalla dichiarazione fallimentare e al Trattamento di Fine Rapporto.
L’erogazione non avviene in modo automatico. I dipendenti a cui devono essere pagati gli stipendi arretrati, devono presentare un’istanza all’Ente a seguito dell’ammissione allo stato passivo del fallimento che avviene tramite udienza da parte del giudice, il quale accerta il credito e autorizza l’INPS a pagarli. Il credito va comprovato previo domanda effettuata al Curatore con il Cud o le buste paga o il contratto di lavoro.
Nel caso di società in liquidazione, con i dipendenti che avanzano ancora delle retribuzioni, per riceverne il pagamento devono inoltrare domanda alla società tramite Posta Elettronica Certificata o raccomandata con prova di consegna all’indirizzo della sede legale della società.
Se la società non dovesse provvedere al saldo degli arretrati, i lavoratori possono presentare un’istanza fallimentare in tribunale. Nel momento in cui essa viene accolta e si procede con l’apertura del fallimento, interviene l’INPS per pagarli tramite il proprio Fondo di Garanzia. La richiesta deve essere formale, eventualmente redatta da un avvocato.
In attesa dell’eventuale accoglimento della suddetta istanza, il debito resta in capo alla società e i lavoratori, nel caso non dovessero ricevere nemmeno in seconda battuta il TFR o le retribuzioni arretrate dalla stessa, saranno costretti ad attendere la decisione del tribunale.
Purtroppo per i dipendenti che non hanno ricevuto gli arretrati dalla società in liquidazione per cui hanno lavorato, la durata della stessa può corrispondere anche a diversi anni. Dipende da quanti beni deve vendere la società e dalla platea degli acquirenti. Per questo motivo e nel caso ci si possa fare un’idea della possibile solvenza della società, a volte è consigliabile ricorrere all’istanza di fallimento.
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