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Licenziamento: cosa è tenuta a pagare l’azienda?

Oggi ci addentreremo in quell’incauto e nefasto, misterioso e impervio, mondo del lavoro e nella fase di troncamento dello stesso. Andremo a vedere cosa avviene in caso di cessazione del lavoro e cosa è tenuta a pagare l’azienda in caso di licenziamento di un proprio dipendente.

Licenziamento, come funzionano i costi

Innanzitutto, bisogna ben specificare che nella maggior parte dei casi occorre presentare un preavviso per licenziare un proprio dipendente. Un tempo che occorrerà al lavoratore appena licenziato di assestarsi e magari trovare altro impiego. Gli unici casi in cui un datore può licenziare senza preavviso, sono legati al periodo di prova del dipendente, o per un licenziamento legato ad una giusta causa.

In questo caso trattasi di un licenziamento disciplinare, quindi legato ad un comportamento del dipendente non conforme. alle regole dell’azienda. O, comunque non conforme alle regole del vivere civile.

Ma molti si chiedono cosa comporta per l’azienda stessa licenziare un dipendente.

Licenziamento: cosa paga l’azienda

Partiamo col dire che c’è un vero e proprio contributo che deve essere versato all’Inps, da parte delle aziende e che serve a finanziare l’indennità di disoccupazione. Per quanto concerne il suo ammontare, per il 2020, l’Inps ha reso noto che il ticket di licenziamento è stato pari a 503,30 euro per ogni anno di lavoro effettuato fino a un massimo di 3 anni.

Per quanto riguarda le aziende che dovranno procedere con i licenziamenti collettivi, gli importi saranno differenti. Queste ultime dovranno corrispondere, infatti, da 1.509,84 euro per un lavoratore con un solo anno di esperienza a un massimo di 4.529,52 euro.

Quando occorre pagare per un licenziamento?

Il ticket di cui sopra, previsto per i contributi di disoccupazione, si paga anche nel caso in cui il lavoratore non soddisfi i requisiti contributivi per poter beneficiare dell’indennità di disoccupazione. Tale ticket di licenziamento, invece, non è dovuto nel caso di interruzione del rapporto con un dipendente già titolare di pensione.

Riassumendo il fulcro della questione, dunque per capire quanto costa il licenziamento ad un datore di lavoro, possiamo dire che il licenziamento di un dipendente ha i seguenti costi per una azienda:

  • se parliamo di licenziamento individuale, si calcola il 41% del massimale mensile Naspi per ogni 12 mesi di anzianità del dipendente negli ultimi tre anni.
  • in caso, invece, di licenziamenti collettivi da parte delle aziende rientranti nella CIGS il discorso va a mutare. Difatto, l’aliquota raddoppia, facendo quindi raddoppiare anche l’importo massimo del contributo da versare (per rapporti di lavoro di 36 mesi).

Va aggiunto, in caso di Licenziamenti collettivi ritenuti dal giudice illegittimi per la violazione delle procedure e criteri sanciti dalla Legge 223/1991, ai lavoratori spetta un’indennità che varia da un minimo di 4 ad un massimo di 24 mensilità. Qualora, insomma non dovesse sussistere la motivazione di giusta causa avallata dalla azienda verso il licenziato.

Dunque, ora che abbiamo visto quali possono essere i costi aziendali e quindi le dovute spese per un datore di lavoro, è tempo di tornare a rimboccarsi le maniche evitando, possibilmente, di farsi licenziare che potremmo ben dire che non conviene a nessuno.

 

Davide Scorsese

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