Per quali motivi si può essere licenziati: i casi nel dettaglio

In un recente articolo abbiamo sottolineato come anche un dipendente assunto a tempo indeterminato, può essere licenziato. Ovviamente, trattandosi di una forma di contratto che più di tutte le altre offre maggiore tutela al lavoratore, la possibilità da parte del datore di lavoro di licenziare è legata a motivi ben precisi e limitati.

Tali motivazioni sono rappresentate da comportamenti o condotte condannabili dal punto di vista disciplinare, per dolo o negligenza. Oppure sono da ricondurre all’azienda, in relazione all’andamento dell’attività, all’entrata in crisi del mercato in cui opera, o ancora per il taglio di una o più mansioni e via discorrendo.

Elencando le due cause principali che portano il datore di lavoro a licenziare uno o più dipendenti, individuiamo: il licenziamento per giusta causa e il licenziamento per giustificato motivo. Nel primo caso esso avviene in tronco, ossia immediatamente; il secondo caso, invece, prevede un preavviso. Ma entriamo nel dettaglio.

Il licenziamento per giusta causa

Il licenziamento per giusta causa avviene per motivi disciplinari, si tratta della forma più grave in cui il rapporto di lavoro cessa dal giorno dopo la comunicazione del datore di lavoro. Il preavviso non è previsto in quanto la condotta lesiva del dipendente non consente la prosecuzione della sua attività lavorativa.

Ma quali sono i comportamenti che determinano il licenziamento per giusta causa?

Contrariamente a quanto si possa credere, gli esempi sono tanti. La violazione della clausola contrattuale riguardante il patto di non concorrenza e la divulgazione di segreti aziendali. La falsa malattia e la reiterata assenza alle relative visite domiciliari di controllo dell’INPS. L’assenteismo ripetuto e senza giustificazione dal lavoro, l’abbandono ingiustificato del posto di lavoro che ha conseguenze gravi per l’azienda o il cliente.

La falsificazione del proprio badge o del collega, uscita anticipata reiterata dal lavoro, ripetuta violazione delle direttive del datore di lavoro e mancato rispetto delle prerogative gerarchiche aziendali. Rifiuto reiterato di effettuare trasferte, sottrazione alla svolgimento di determinate mansioni e altre manifestazioni di insubordinazione.

Il dipendente viene licenziato in tronco per giusta causa, anche per minacce effettuate nei confronti del suo datore, per mobbing nei confronti dei colleghi o per furto ai danni dell’azienda. E ancora, per diverbio caratterizzato da ricorso alla violenza comportante un pregiudizio fisico, opposizione alla richiesta di svolgere lavoro straordinario, reazione sia fisica che verbale nei confronti del diretto responsabile.

Continuiamo la nostra carrellata con le gravi condanne penali che possono danneggiare l’immagine dell’azienda, effettuazione di accessi alla rete web utilizzando strumenti aziendali per scopi estranei all’azienda, in favore di terzi e con impegno personale; diffamazione sui social nei confronti del datore di lavoro, dell’azienda o dei prodotti della medesima.

Poi ci sono gli abusi per scopi personali con riferimento al cellulare, alla scheda carburante, alla carta di credito aziendale per i rifornimenti di carburante, alla connessione internet tramite il pc assegnato in dotazione.

Occorre precisare che non tutti i casi indicati dai contratti collettivi come ipotesi di licenziamento per giusta causa sono applicabili alla lettera. Infatti, la lista redatta fornisce solo degli esempi, ma spetta al giudice valutare la sussistenza di una grave inadempienza o di una pessima condotta del dipendente, contraria alle norme della comune etica o del comune vivere civile. Il compito del giudice è anche quello di contestualizzare il comportamento del lavoratore ritenuto grave dal datore, cercando di capire se il medesimo ha compromesso il rapporto di fiducia preesistente tra le due parti costituendo giusta causa di licenziamento.

Licenziamento per giustificato motivo soggettivo

Anche il licenziamento per giustificato motivo soggettivo riguarda motivi disciplinari. In tal caso, la condotta tenuta dal dipendente è meno grave rispetto alla giusta causa, tanto da prevedere la prosecuzione del rapporto di lavoro temporanea, ossia per tutta la durata del preavviso. Quest’ultimo può essere sostituito dal datore con il pagamento di un’indennità al lavoratore che gli consentirebbe di licenziarlo con effetto immediato.

Licenziare il lavoratore per giustificato motivo soggettivo, trova applicazione per scarso rendimento dello stesso, per ripetuto abbandono del posto di lavoro quantunque non abbia procurato gravi danni all’azienda, per la mancata custodia dei beni patrimoniali dell’azienda causa negligenza. Inoltre, per diniego allo svolgimento di mansioni di livello inferiore pur mantenendo la stessa retribuzione, come alternativa al licenziamento, oppure per diniego allo svolgimento di mansioni ritenute pesanti.

Licenziamento per giustificato motivo oggettivo

Come già accennato poc’anzi, il licenziamento può avvenire per motivi legati all’azienda, inerenti la produzione, l’organizzazione e il suo funzionamento. Tali ragioni trovano fondamento in una scelta dell’imprenditore concernente il lato economico o quello tecnico e produttivo, o ancora per sopravvenuta infermità per cause indipendenti dal lavoro.

Entrando nello specifico, il licenziamento per giustificato motivo oggettivo può avvenire per il taglio dei costi allo scopo di ottenere guadagni maggiori. Per ottimizzare la distribuzione delle mansioni assegnate al lavoratore attribuendo le medesime prevalentemente a un suo superiore. Per esternalizzazione del servizio, per innovazione tecnologica e sostituzione dei dipendenti con software o robot, per stato di insolvenza prefallimentare, per crisi aziendale o del settore e per soppressione del posto o del reparto cui è addetto il dipendente.

La lista continua con la cessione di un ramo aziendale, con la chiusura del ramo di un’azienda o per cessazione dell’attività di produzione.

Per approfondire l’argomento ti potrebbe interessare leggere anche: Quanto costa licenziare un dipendente a tempo indeterminato nel 2021?

Carmine Orlando

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