Abbiamo visto in precedenza quando si verifica il lavoro in nero e le sanzioni che sono applicate al datore di lavoro e in alcuni casi al lavoratore che attuano tale pratica, è possibile leggere l’approfondimento QUI, ora vedremo come si può denunciare il lavoro in nero e quali sono i diritti del lavoratore in nero.
Il lavoro nero è un illecito ed è considerato di particolare gravità perché toglie diritti e tutele al lavoratore, infatti non vengono versati contributi e oneri previdenziali, il lavoratore non ha diritto a percepire la tredicesima mensilità e le ferie retribuite, inoltre spesso il salario è molto più basso rispetto a quelli che sono i salari correnti. La legge riconosce al lavoratore in nero la qualità di dipendente e quindi a lui devono applicarsi tutte le normative previste per un lavoratore regolare. Questo implica che non può essere licenziato oralmente, che il licenziamento può avvenire solo per giusta causa o giustificato motivo e che, nel caso in cui sussistano i presupposti, ha diritto anche al reintegro sul posto di lavoro. C’è però una differenza sui tempi di prescrizione, che vedremo a breve, infatti nel caso di licenziamento senza giusta causa o giustificato motivo, l’impugnazione deve essere fatta entro 60 giorni.
Per denunciare il lavoro in nero sono previste diverse procedure. La denuncia può essere presentata all’Ispettorato del Lavoro oppure alla Guardia di Finanza, in alternativa è possibile rivolgersi ad un’associazione sindacalista che può aiutare a compiere i vari passi in modo adeguato.
Per presentare la denuncia all’Ispettorato del lavoro è necessario fornire dati e prove del lavoro stesso. Il lavoratore deve indicare i dati relativi alla ditta/datore di lavoro, quindi la ragione sociale, l’indirizzo, le mansioni svolte, gli orari di lavoro, inoltre deve fornire delle prove documentali che possano far ritenere all’Ispettorato che effettivamente si è di fronte a lavoro nero. Quando i rapporti con l’azienda sono durati molti anni è facile dimostrare il proprio lavoro alle dipendenze della stessa, soprattutto se si tratta di lavori in cui si è molto a contatto con terze persone, ad esempio i clienti, nei rapporti di breve durata ci possono essere delle difficoltà.
A questo punto sono attivati i servizi di controllo presso le autorità sanitarie, l’INAIL e l’INPS e quindi inizia una fase di accertamento. La denuncia presso l’Ispettorato del lavoro ha come obiettivo la conciliazione bonaria tra le parti (datore di lavoro/lavoratore) che solitamente arrivano ad un accordo ( in materia di lavoro il tentativo di conciliazione è obbligatorio). Nel caso in cui non dovesse esservi accordo tra le parti sarà il Giudice del Lavoro a dover dirimere la controversia. Spesso questa procedura non è molto apprezzata dai lavoratori, in tal caso l’alternativa è la denuncia alla Guardia di Finanza, questa può essere anche resa in forma anonima.
Ciò che molti non sanno è che chi ha prestato lavoro in nero ha dei diritti. Una volta accertati i fatti e la loro entità può essere calcolato l’ammontare del risarcimento che comprende:
Deve essere ricordato che se il datore di lavoro ha pagato il lavoratore in nero in contanti, cosa del tutto normale, avrà anche un’ulteriore sanzione in quanto ha utilizzato strumenti non tracciabili.
Un’altra cosa da ricordare è che il lavoro in nero non si può denunciare sempre, infatti, sono previsti termini di prescrizione, di conseguenza il lavoratore può denunciare il lavoro in nero entro 5 anni dall’ultimo giorno lavorato. Si ritiene che durante il rapporto di lavoro, il lavoratore possa essere in una condizione subalterna tale da avere paura di denunciare l’accaduto infatti il potere contrattuale del datore di lavoro è sicuramente maggiore e il lavoratore si trova in una situazione di soggezione, spesso dovuta anche a condizioni economiche precarie e alla difficoltà di collocarsi nel mondo del lavoro.
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