E’ possibile estromettere il coniuge separato o divorziato dall’eredità? Per saperlo, dobbiamo conoscere la modalità con la quale i coniugi si sono separati, da essa, infatti, dipende la risposta.
Per legge, la separazione legale è il periodo che intercorre tra la fine del matrimonio, ma non di tutti i diritti da esso derivanti, e il divorzio che ne sancisce la fine definitiva. La separazione consensuale ha una durata di sei mesi, mentre quella giudiziale dura un anno. Uno dei diritti che viene mantenuto in questo lasso temporale è il diritto di successione. Ma, esistono delle eccezioni.
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Entrando nel dettaglio, quando la separazione avviene addebitata a uno dei coniugi, la separazione non può essere consensuale, bensì giudiziale. In tal caso, l’ex coniuge perde ogni diritto alla successione ereditaria. In linea di massima, il coniuge separato potrà essere estromesso dall’eredità tramite testamento.
Qualora venisse escluso dall’eredità il coniuge separato tramite testamento, ci sono tre condizioni che devono essere presenti affinché si possa impugnare il testamento, e sono:
Nel caso in cui i due coniugi abbiano deciso di separarsi solo di fatto, ovvero che ognuno abbia iniziato a vivere separatamente, ma senza formalizzare la separazione legalmente, i coniugi è come se non fossero separati. Pertanto, non sarà possibile escludere l’altro coniuge dall’eredità, in quanto quest’ultimo avrà diritto a una parte del patrimonio in qualità di erede legittimario o necessario.
Con la pronuncia di divorzio vengono a cadere tutti i dubbi legati al come escludere l’ex coniuge dall’eredità, in quanto la rottura del vincolo matrimoniale provoca la perdita dei diritti successori, indipendente dalla presenza o meno di un testamento.
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In una situazione normale, ovvero in mancanza di una separazione o di un divorzio, il coniuge rappresenta un erede necessario che ha dunque diritto a una quota del patrimonio del de cuius. La ripartizione varia a seconda della presenza di figli.
Al coniuge sopravvissuto spetta metà dell’eredità in caso ci sia un solo figlio a cui spetta l’altra metà. In presenza di due o più figli, quest’ultimi hanno diritto a due terzi dell’eredità, mentre al coniuge un terzo.
In mancanza di figli, ma anche di discendenti e ascendenti, al coniuge spetta l’intera eredità, in quanto erede universale.
In tutti gli altri casi che prevedono la mancanza di figli, ma la presenza di fratelli oppure di genitori o ancora di discendenti e ascendenti, il coniuge ha diritto a due terzi dell’eredità.
Per quanto concerne la casa coniugale, il coniuge sopravvissuto ha diritto ad abitarci in quanto costituisce la residenza di famiglia. Inoltre, mantiene il diritto di successione anche in caso di eventuale contratto di locazione. L’unica cosa da fare è volturare l’affitto.
Anche se gli altri eredi diventano proprietari dell’immobile, non possono privare il coniuge superstite di vivere nella predetta abitazione fino alla fine dei suoi giorni. Tale diritto si perde in caso di separazione e si mantiene, invece, quello alla pensione di reversibilità.
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