Nell’esercizio dell’ordinaria attività aziendale, l’impresa spesso è costretta ad assumersi dei costi che possono essere non solo occasionali, ma anche inaspettati e quindi tanto imprevedibili quanto accidentali.
Questi costi, rientranti poi tra le componenti straordinarie da riportare a bilancio, sono definite nel linguaggio aziendale come sopravvenienze passive. Ovverosia, delle passività che si andranno a sommare a quelle ordinarie per l’attività d’impresa. Ma detto questo poi, quando c’è da redigere il bilancio, dove vanno le sopravvenienze passive nel conto economico?
A livello contabile, nel conto economico, le sopravvenienze passive devono essere indicate nel conto oneri straordinari. Quando, come sopra accennato, le sopravvenienze passive sono anormali rispetto a quelle che è la gestione ordinaria dell’impresa.
Ragion per cui le sopravvenienze passive presentano in tutto e per tutto il carattere dell’infrequenza. Mentre in tutti gli altri casi le sopravvenienze passive nel conto economico devono essere inserite sempre tra gli oneri diversi.
In più, a livello fiscale, per le sopravvenienze passive l’impresa può avvalersi, quando è previsto ai sensi di legge, della deducibilità fiscale. Quando e solo se queste sopravvenienze passive, negli esercizi di bilancio precedenti, non erano determinabili e quantificabili. Ragion per cui non erano nemmeno certe.
La sopravvenienza passiva, in linea generale, ha sempre un impatto negativo sui conti aziendali. Ma quando è possibile la deducibilità fiscale di questi costi incidentali, in ogni caso, questa garantisce un impatto negativo che è decisamente più calmierato.
I costi straordinari che possono rientrare tre le sopravvenienze passive sono davvero tanti. Visto che possono spaziare dagli errori contabili ai problemi con il Fisco, e passando per richieste di risarcimento da parte di terzi come in caso di danno ambientale.
Per esempio, si può generare una sopravvenienza passiva quando, su esercizi di bilancio che sono stati già chiusi, l’impresa è chiamata a delle rettifiche a causa di errori contabili che possono poi portare proprio alla maturazione di una passività inaspettata.
Così come è una sopravvenienza passiva la pretesa del Fisco quando questa si riferisce ad accertamenti su tasse pagate in misura minore, secondo l’Agenzia delle Entrate, sempre negli esercizi di bilancio precedenti. Pure il risarcimento a terzi rientra tra le sopravvenienze passive quando il danno, in particolare, non è coperto da assicurazione.
Spesso, tra l’altro, alla voce relativa alle sopravvenienze passive nel conto economico le somme possono essere anche irrisorie. Per esempio, può generare una sopravvenienza passiva la multa inflitta ad un mezzo aziendale, per infrazione al codice delle strada, che viene notificata solo dopo la chiusura del bilancio d’esercizio.
In maniera del tutto speculare alle sopravvenienze passive, le sopravvenienze attive sono invece delle componenti che sono allo stesso modo inattese e quindi imprevedibili, ma che incidono positivamente sul reddito di impresa. Per esempio, sono sopravvenienze attive i ricavi oppure altri proventi che sono stati conseguiti per un ammontare che risulta essere superiore a quelli che hanno formato il reddito d’impresa in esercizi di bilancio precedenti.
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