Oggi andremo ad occuparci delle minusvalenze, cosa si intende quando vengono definite straordinarie. E come è possibile collocare tali minusvalenze all’interno di un conto economico. Scopriamolo in questa rapida ma esaustiva guida.
Dunque, la prima domanda a cui rispondere necessariamente è quella legata all’essenza delle minusvalenze. Una contrapposizione alle plusvalenze. Le plusvalenze sono quindi aumenti di valore che hanno una certa rilevanza ai fini fiscali e sono spesso gravate da imposte dirette. Le minusvalenze invece hanno natura esclusivamente contabile e sono principalmente una diminuzione di redditività.
Per essere più precisi, dunque, le minusvalenze non sono altro che perdite realizzate a seguito della compravendita di investimenti finanziari. Esse rappresentano un credito fiscale che si può recuperare con la compensazione con successive plusvalenze, nello stesso anno e nei quattro anni successivi.
Trattasi, dunque di un vero e proprio credito fiscale che si può recuperare solo con eccessive plusvalenze bancarie. Va aggiunto che le minusvalenze hanno una data di scadenza.
E’ possibile sfruttarle vendendo altri titoli in guadagno nello stesso anno, oppure come detto nei quattro anni successivi. Ad esempio, si potranno sfruttare le vendite in perdita del 2020 fino al 31 dicembre 2024, dopodiché, le minusvalenze non avranno più alcun valore.
Quando, invece si va a parlare di minusvalenze straordinarie?
Le minusvalenze vengono considerate straordinarie quando provengono dalla vendita di beni diversi da quelli impiegati nell’attività ordinaria dell’impresa, oppure quando originano dalla cessione dopo interventi di ristrutturazione, ridimensionamento e riconversione produttiva.
Ecco dunque che abbiamo delle minusvalenze definite straordinarie, quindi fuori dall’ ordinario. Dette anche minusvalenze di natura non finanziaria.
Le minusvalenze straordinarie vanno collocate nel Conto economico, alla voce Proventi e Oneri straordinari, indi vanno indicate separatamente rispetto ad altri proventi straordinari in un’apposita sottovoce.
Il conto economico, in cui collocare minusvalenze e plusvalenze, rappresenta il documento contabile nel quale sono evidenziati sinteticamente i costi e i ricavi di competenza dell’esercizio commerciale di appartenenza.
Volendo essere secchi e concisi sulla questione, si può dire che i principali strumenti finanziari che possono generare “redditi diversi” (art. 67 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi) di natura finanziaria differenti da quelli che possono generare “redditi di capitale” (art. 44 del T.UI.R.) sono titoli azionari, obbligazioni, ETC (“Exchange Traded Commodities”), certificates.
Premessa fatta, va detto che in tale specifico ambito, le minusvalenze rappresentano le perdite derivanti dalla vendita di uno strumento rispetto al suo valore di acquisto (“capital loss”). Esse possono, dunque, essere portate in compensazione di eventuali guadagni realizzati con la vendita di prodotti finanziari rispetto al loro originario prezzo d’acquisto.
Va tuttavia aggiunto che sono necessari alcuni passi di precisazione:
Dunque, questo è quanto vi fosse di più necessario ed utile da sapere in merito alla gestione di minusvalenze, ordinarie e straordinarie.
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