Banche Centrali chiedono una stretta sui prestiti per gli accordi Basilea III

Trattato Basilea III: le Banche Centrali dell'Unione Europea, tra cui la Banca d'Italia, chiedono una rigida applicazione dei pilastri fondamentali dell'accordo

Banche Centrali chiedono una stretta sui prestiti

L’entrata in vigore del Trattato Basilea III potrebbe avere ripercussioni sul sistema bancario e in particolare cui criteri adottati dalle banche per concedere prestiti, che dovrebbero diventare più stringenti, proprio per questo il mondo dell’imprenditoria e i privati stanno entrando in fibrillazione temendo una stretta importante, ma perché  tali timori avanzano? Semplice: le Banche Centrali chiedono una stretta sui prestiti.

Cos’è il Trattato Basilea III

Basilea III è un accordo che va a disciplinare il mondo delle banche dell’Unione Europea e dell’intermediazione finanziaria in genere. L’esigenza di stipulare tale accordo nasce nel 2008 a seguito della crisi finanziaria causata proprio dalla cattiva gestione di prestiti e finanziamenti da parte delle banche che di fatto avevano creato titoli spazzatura fino alla deflagrazione del sistema che ha colpito tutto il mondo. Il trattato di Basilea III è appunto del 2010, entra in vigore nel 2013,  ma gli Stati completano il recepimento solo nel 2019 e di fatto non è mai entrato in vigore in tutte le sue parti. Intende disciplinare il mondo bancario in modo da evitare simili ricadute.

Il sistema di Basilea III si basa su tre pilastri, il primo riguarda il capitale che le banche devono avere a disposizione rispetto a quello effettivamente concesso in prestito, si istituisce quindi un’autorità di vigilanza il cui compito è controllare il rispetto delle norme, infine l’ultimo pilastro riguarda proprio il credito e i criteri di adeguatezza che le banche devono rispettare per poter concedere prestiti.

Il trattato Basilea III disciplina anche gli investimenti in oro e in particolare distingue tra il mercato dell’oro fisico e il mercato dell’oro virtuale, il primo riguarda le scorte di oro fisico realmente in possesso delle banche da considerare non a rischio. Questa caratteristica fa in modo che le banche non abbiano interesse a dichiarare quantità di oro eccedenti rispetto alle reali “scorte”  e di conseguenza siano meticolose nel concedere credito, visto che la possibilità di concedere credito dipende anche dalle scorte di oro, ritenuto da sempre bene rifugio.

Perché le Banche Centrali chiedono una stretta sui prestiti?

Questo in linea di massima è il quadro delineato dal Trattato Basilea III, ciò che negli ultimi mesi ha destato un po’ di allarme nel settore è la richiesta fatta alla Commissione Europea da parte della Banca d’Italia e dalle Banche Centrali di 24 Paesi dell’Unione Europea, esclusa la Francia, di aggiornare le regole inerenti l’adeguatezza del capitale sulle banche,  e di applicare le nuove regole sul rating adeguandosi proprio al Trattato Basilea III.

L’obiettivo finale dichiarato dalle Banche Centrali è quello di rendere più solida l’economia attraverso una drastica riduzione del rischio di insolvenza. Tra l’altro la Francia ha sottolineato, attraverso una nota del governatore della Banque de France, Francois Villeroy de Galhau, che in realtà sostiene il sistema delineato con gli accordi di Basilea III, ma non conviene sul momento in cui le Banche Centrali hanno deciso di accelerare questo importante passaggio.

Le motivazioni della richiesta di maggiore severità nel dare prestiti alle imprese sono state rese note nella stessa missiva, sottolineando che un maggiore rigore porta ad una maggiore capacità delle banche di sostenere l’economia, soprattutto in periodi difficili come quello generato dalla crisi Covid. Inoltre applicare in modo totale gli accordi di Basilea III facilita anche i rapporti tra le banche, l’invito finale all’Unione Europea è a non concedere più deroghe all’accordo Basilea III.

Tra gli elementi che aumentano il rischio che le banche concedano meno credito c’è il cambio delle regole per il calcolo del rating bancario, cioè della capacità dell’impresa di restituire effettivamente il prestito. Con criteri più rigidi diventa quindi difficile avere accesso al credito e questo potrebbe bloccare gli investimenti delle aziende in un momento cruciale per l’economia del Paese, che vede finalmente la crescita del PIL dopo anni difficili iniziati proprio con la crisi finanziaria del 2008.