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Deduzione riparazione auto: per chi e quanto è possibile

Oggi andremo a scandagliare la questione tassativa per dedurre le spese di riparazione auto. In pratica, cercheremo di dare risposta ad una importante domanda, ovvero per chi e quando è possibile dedurre le spese di riparazione della propria auto.

Dedurre le spese di riparazione auto, come funziona

Partiamo col dire che è possibile dedurre dalle tasse le spese della riparazione di auto.

Per poter fare ciò, sarà necessario possedere, ovviamente una ricevuta fiscale della propria riparazione, e che quindi nella fattura rilasciata dal meccanico, vengano indicati il numero di targa e il telaio.

E’ necessario il fatto che il documento fiscale sia corretto e l’esborso sia dimostrabile tramite modalità di pagamento tracciabili (ovvero con bonifico, assegno o carta di credito/debito), non prova in automatico l’inerenza della spesa. Ad esempio, potremmo ritrovarci in un caso in cui il marito chieda la deduzione fiscale sulla riparazione dell’auto della moglie. 

Cosa prevede la legge?

La legge, quindi prevede come obbligatoria che sia indicata, in fattura, la natura, la qualità e la quantità dei servizi resi e non soltanto quella della targa e del telaio, prevista, invece, per le schede carburanti. Tuttavia, spiega in un recente comunicato la Ctr Lazio, «la correttezza della fattura dal punto di vista fiscale non implica in modo automatico che la stessa possa costituire il presupposto per una deduzione fiscale». L’agevolazione, infatti, richiede qualcosa in più «costituito dalla inequivocabile connessione tra la spesa sostenuta dalla società e l’utilizzo del bene per fini sociali». 

Per quanto riguarda i veicoli, pertanto, è necessaria «l’indicazione del numero di targa e del numero di telaio proprio per integrare il necessario presupposto dell’inerenza stessa».  

Deduzione auto, quanto è possibile scaricare

E’ necessario precisare subito che il discorso riguarda esclusivamente imprese e professionisti (i cosiddetti possessori di partita IVA): i privati cittadini, infatti, non possono dedurre le spese di trasporto dal reddito, se non per casi assolutamente rari, come l’utilizzo di mezzi personalizzati da parte di portatori di handicap.

Tuttavia, comunque, a tutti i privati cittadini è riconosciuta la detrazione dall’IRPEF del 19% delle spese per l’abbonamento al trasporto pubblico locale, fino ad un massimo di 250 euro annui: si tratta però di una norma passeggera, che potrebbe non essere confermata negli anni a venire. E che non rientra nel novero del possesso automobilistico.

Per tutte le altre figure di imprenditori e professionisti, l’IVA è detraibile solamente nella misura fissa del 40%.

Quali limiti di deduzione vi sono

Facciamo un breve quadro sulla questione.

Sostanzialmente, le spese di manutenzione e riparazione dei veicoli a deducibilità limitata rientrano in un limite del 5%.
Ai fini della formazione del plafond, i beni a deducibilità limitata devono essere assunti al costo fiscalmente rilevante.
Dunque, a ragion di ciò, nella fattispecie in esame, si considera il 20% del costo sostenuto. Andiamo a vedere cosa esso può significare per le imprese:
• gli autoveicoli aziendali (non strumentali) concorrono, per quota parte del 20% (e nei limiti di costo previsti dall’art. 164 del Tuir), alla determinazione del plafond per il calcolo delle spese di manutenzione le quali sono:
– € 18.075,99 per le autovetture e gli autocaravan;
– € 4.131,66 per i motocicli;
– € 2.065,83 per i ciclomotori;
• le spese di manutenzione riferite ai suddetti veicoli, in quanto costi accessori, sono deducibili nel limite del 20%.
Dunque, questo è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito alle deduzioni per le spese auto.
Davide Scorsese

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Davide Scorsese

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