Solitamente, il titolare di una partita IVA è tenuto al pagamento delle tasse e al versamento dei contributi. Tuttavia, in alcuni casi è possibile aprire la partita IVA senza pagare i contributi Inps. A questo punto, non ci resta che capire di quali ipotesi stiamo parlando, anche perché, uno dei maggiori timori che tormenta chi si vuole mettere in proprio aprendo una partita IVA, è rappresentato proprio dal versamento dei contributi INPS che vorrebbe evitare, in quanto costituisce una delle maggiori voci di spesa dei possessori della partita IVA.
E’ giusto premettere, che non esiste una riposta univoca a questo quesito, molto dipende dal tipo di attività che s’intraprende e della sua forma, se in veste di società, di ditta individuale o di libero professionista. Ma entriamo nello specifico.
Senza troppi preamboli o giri di parole tedianti quanto infiniti, ecco le ipotesi in cui chi decide di aprire una partita IVA non è tenuto al pagamento dei contributi previdenziali:
E adesso, analizziamo nel dettaglio i suddetti tre casi.
Il lavoratore dipendente con contratto di lavoro a tempo pieno che decide di aprire una partita IVA per esercitare attività d’impresa che gli consenta di arrotondare la sua retribuzione, beneficia di una norma che lo esonera dal versamento dei contributi INPS (per l’esercizio di attività commerciali o artigianali). Ciò accade perché i contributi previdenziali sono già pagati dal datore di lavoro. Si presuppone che l’attività principale resti quella inerente il lavoro dipendente.
Tuttavia, per godere di questo esonero contributivo devono venire rispettate due condizioni:
Il libero professionista viene esonerato dal pagamento dei contributi INPS solo nel caso eserciti un’attività professionale priva di albo di riferimento. Prendiamo ad esempio, i fotografi professionisti, i copywriter, i personal trainer, così come i promoter e le hostess. Si tratta di professioni prive di casse previdenziali e che sono tenute ad iscriversi e a versare i contributi alla Gestione Separata INPS.
Se non si guadagna, non si devono pagare i contributi: è questo il principio che vige per le attività professionali di cui sopra. Mettendo da parte questo caso, è possibile evitare di pagare i contributi previdenziali in Italia, quando si esercita senza profitto un’attività professionale sulla base di accordi presi tra l’Italia ed altri Paesi esteri. E’ il caso del professionista che esercitando all’estero è obbligato al versamento dei relativi contributi calcolati sul profitto alla previdenza del Paese di residenza.
Quest’ultima ipotesi è piuttosto rara, in quanto trovare due Paesi che trovino un accordo previdenziale di tal tipo non è affatto comune.
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