Pensione: dai benzinai ai bidelli, chi potrebbe andare a 63 anni

In questi giorni sta entrando nel vivo il dibattito sulla riforma delle pensioni. Per forza di cose nel 2022 dovrà esserci un intervento normativo che vada a tamponare la scadenza della quota 100 che non vuole essere prorogata.

Non potendo (o non volendo) agire su una flessibilità in uscita per tutti è necessario individuare quali sono i lavoratori che hanno necessità di maggiore tutela dai fragili ai gravosi.

Pensione a 63 anni

Ovviamente mappare quelle che oggi sono le professioni da tutelare non è semplicissimo: la riforma 2022, quindi, potrebbe portare ad agevolare l’uscita, se non di tutti, almeno di quelle categorie che maggiormente sono state in sofferenza durante la pandemia  e quelle che necessitano di maggior tutela per pesantezza con l’avanzare dell’età.

Attualmente i lavori faticosi sono suddivisi in lavori usuranti e gravosi, con determinate differenze anche per il pensionamento (i lavoratori possono accedere alla pensione quota 97,6, i gravosi no, ma i gravosi possono accedere all’ape sociale mentre gli usuranti no).

I lavoratori usuranti, attualmente sono:

  • “lavori in galleria, cava o miniera”, mansioni svolte in sotterraneo;
  • “lavori nelle cave”, mansioni svolte dagli addetti alle cave di materiale di pietra e ornamentale;
  • “lavori nelle gallerie”, mansioni svolte dagli addetti al fronte di avanzamento;
  • “lavori in cassoni ad aria compressa”;
  • “lavori svolti dai palombari”;
  • “lavori ad alte temperature”, mansioni che espongono ad alte temperature, quando non sia possibile adottare misure di prevenzione, quali, a titolo esemplificativo, quelle degli addetti alle fonderie di seconda fusione, non comandata a distanza, dei refrattaristi, degli addetti a operazioni di colata manuale;
  • “lavorazione del vetro cavo”, mansioni dei soffiatori nell’industria del vetro cavo eseguito a mano e a soffio;
  • “lavori espletati in spazi ristretti” e in particolare delle attività di costruzione, riparazione e manutenzione navale, le mansioni svolte all’interno di spazi ristetti, quali intercapedini, pozzetti, doppi fondi, di bordo o di grandi blocchi strutture;
  • “lavori di asportazione dell’amianto”.

I lavoratori gravosi, invece, oggi sono previsti per 15 categorie, ovvero:

  • addetti alla concia di pelli e pellicce;
  • addetti ai servizi di pulizia;
  • addetti spostamento merci e/o facchini;
  • conducenti di camion o mezzi pesanti in genere;
  • conducenti treni e personale viaggiante in genere;
  • guidatori di gru o macchinari per la perforazione nelle costruzioni;
  • infermieri o ostetriche che operano su turni;
  • maestre/i di asilo nido e scuola dell’infanzia;
  • operai edili o manutentori di edifici;
  • operatori ecologici e tutti coloro che si occupano di separare o raccogliere rifiuti;
  • addetti all’assistenza di persone non autosufficienti
  • lavoratori marittimi,
  • pescatori,
  • operai agricoli
  • operai siderurgici.

Quello che è emerso negli ultimi giorni, però, è che ci sono nuovi gravosi, ovvero quei lavoratori la cui mansione è diventata gravosa con il trasformarsi della società. La commissione che si sta occupando proprio dei lavori gravosi ha riformulato l’elenco delle categorie che potrebbero, in caso di conferma, andarsi ad aggiungere a quelle già esistenti e nello specifico: bidelli, badanti e colf, saldatori, tassisti, falegnami, valigiai, conduttori di autobus e tranvieri, benzinai, conduttori di macchinari in miniera, insegnanti delle scuole elementari, commessi, cassieri, operatori sanitari qualificati, magazzinieri, portantini, forestali.

Patrizia Del Pidio

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