In questi giorni sta entrando nel vivo il dibattito sulla riforma delle pensioni. Per forza di cose nel 2022 dovrà esserci un intervento normativo che vada a tamponare la scadenza della quota 100 che non vuole essere prorogata.
Non potendo (o non volendo) agire su una flessibilità in uscita per tutti è necessario individuare quali sono i lavoratori che hanno necessità di maggiore tutela dai fragili ai gravosi.
Ovviamente mappare quelle che oggi sono le professioni da tutelare non è semplicissimo: la riforma 2022, quindi, potrebbe portare ad agevolare l’uscita, se non di tutti, almeno di quelle categorie che maggiormente sono state in sofferenza durante la pandemia e quelle che necessitano di maggior tutela per pesantezza con l’avanzare dell’età.
Attualmente i lavori faticosi sono suddivisi in lavori usuranti e gravosi, con determinate differenze anche per il pensionamento (i lavoratori possono accedere alla pensione quota 97,6, i gravosi no, ma i gravosi possono accedere all’ape sociale mentre gli usuranti no).
I lavoratori usuranti, attualmente sono:
I lavoratori gravosi, invece, oggi sono previsti per 15 categorie, ovvero:
Quello che è emerso negli ultimi giorni, però, è che ci sono nuovi gravosi, ovvero quei lavoratori la cui mansione è diventata gravosa con il trasformarsi della società. La commissione che si sta occupando proprio dei lavori gravosi ha riformulato l’elenco delle categorie che potrebbero, in caso di conferma, andarsi ad aggiungere a quelle già esistenti e nello specifico: bidelli, badanti e colf, saldatori, tassisti, falegnami, valigiai, conduttori di autobus e tranvieri, benzinai, conduttori di macchinari in miniera, insegnanti delle scuole elementari, commessi, cassieri, operatori sanitari qualificati, magazzinieri, portantini, forestali.
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