Reddito di libertà per le donne vittime di violenza: beneficiarie e importi

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Il Reddito di Libertà nasce con l’obiettivo di aiutare le donne ad affrancarsi dalla violenza maschile, ecco come funziona e come presentare la domanda.

Reddito di Libertà: un aiuto importante per le donne vittime di violenze domestiche

In Italia le violenze in famiglia sono diventate ormai una piaga sociale e spesso le donne non si ribellano per paura di ritorsioni in quanto non si sentono sufficientemente protette, inoltre frequentemente si trovano in una condizione di sudditanza economica che non permette di emanciparsi economicamente da compagni/mariti violenti. Si ritrovano quindi in un vero vortice che le inghiotte facendole sentire senza speranza di affrancarsi, insieme ai figli, dalle violenze. La situazione è peggiorata con il lock down perché ha costretto le coppie a convivere per molti giorni h24, spesso in spazi ridotti e questo ha esasperato la condizione.

Le Nazioni Unite nel loro rapporto sulle violenze domestiche hanno parlato di una “pandemia ombra”. In Italia i dati sono allarmanti, infatti le chiamate al numero verde 1522 dal 1° marzo al 16 aprile 2020 sono aumentate del 73% rispetto allo stesso periodo del 2019.  Dello stesso tenore sono i dati raccolti dagli uffici giudiziari: fra il 1° agosto 2019 e il 31 luglio 2020 hanno calcolato un aumento dell’11% dei procedimenti penali per maltrattamenti contro familiari e conviventi. Per far fronte a questa che può  essere considerata in Italia una vera e propria emergenza, nasce il Reddito di Libertà.

Normativa di riferimento

Il reddito di libertà è una misura prevista nel decreto Rilancio (Decreto legge n. 34/2020 convertito in Legge n. 77/2020), proposta dal Ministero per le Pari Opportunità e dal Ministero del Lavoro, a cui è stata data attuazione tramite Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, datato 17 dicembre 2020, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 20 luglio 2021. Nel decreto sono stanziati 3 milioni di euro destinati al “Fondo per il reddito di libertà per le donne vittime di violenza” il cui obiettivo è aiutare le donne ad avere indipendenza economica e quindi a poter conquistare l’autonomia nel caso in cui si trovino in una situazione di bisogno economico e urgenza.

Al DPCM è allegata una tabella in cui sono raccolti i dati delle diverse Regioni e inerenti la popolazione maschile e femminile, in base all’incidenza della popolazione femminile (dai 18 ai 67 anni di età) rispetto alla popolazione maschile nella stessa fascia di età, sono ripartiti i fondi per le varie Regioni. Dalla tabella emerge che la Regione destinataria della quota più alta dei fondi è la Lombardia che riceve 491.595,00 euro, seguono la Campania, il Lazio, la Sicilia e il Veneto, mentre le Regioni che ricevono minori contributi sono il Molise e la Valle D’Aosta.

La normativa prevede che le Regioni possano a loro volta stanziare ulteriori fondi per alimentare il Reddito di Libertà destinato al loro territorio, questi devono essere convogliati direttamente all’INPS che è il soggetto abilitato a erogare il Reddito di Libertà.

A chi spetta il Reddito di Libertà

La platea di donne a cui spetta ricevere il reddito di libertà è ben definita. Deve trattarsi di:

Donne vittime di violenza, con o senza figli, che però devono essere seguite dai servizi sociali nel percorso di fuoriuscita dalla violenza e dai Centri Antiviolenza riconosciuti dalle Regioni.

Per poter accedere al beneficio occorre naturalmente presentare una domanda il cui modello sarà disponibile, si spera a breve, sul sito dell’INPS, alla domanda deve essere allegata una specifica documentazione e in particolare:

  • è necessario che il rappresentante legale del Centro Antiviolenza riconosciuto dalla Regione che ha in carico la donna e la segue nel percorso di affrancamento dalla violenza ed emancipazione, sottoscriva una dichiarazione in cui attesta la partecipazione ai percorsi di inserimento ed emancipazione ;
  • occorre la dichiarazione sottoscritta dal servizio sociale di riferimento territoriale che attesti lo stato di bisogno in cui si trova la donna.

Una volta accolta la domanda, alla donna sarà erogato dall’INPS un assegno mensile dell’importo massimo di 400 euro per un  anno. Questo sussidio è compatibile anche con il reddito di cittadinanza quindi i due “aiuti” sono cumulabili. Non può essere presentata più di una domanda per ogni soggetto. Il Reddito di Libertà è volto principalmente a favorire l’autonomia abitativa delle donne vittime di violenza e dei figli, a sostenere un percorso scolastico formativo per i figli e  a riacquisire autonomia personale. Proprio in virtù di tali finalità, nel caso in cui nell’anno di riferimento la donna dovesse abbandonare i percorsi messi a disposizione dai Centri Antiviolenza accreditati con la Regione, il sussidio potrà essere revocato dall’INPS.

Quando entra in vigore il Reddito di Libertà?

Deve essere sottolineato che ad oggi, 3 settembre, non è ancora possibile richiedere il Reddito di Libertà perché mancano ancora ulteriori norme attuative di competenza dell’INPS, che si spera possano arrivare a breve, ma due Regioni avevano già introdotto questa novità. Si tratta di Sardegna e Lazio che nel 2018 hanno approvato un progetto pilota volto ad aiutare economicamente le donne vittime di violenza. La Regione Lazio, ad esempio, per il 2021 ha stanziato 2,5 milioni di euro, gestiti tramite i Centri Antiviolenza mirati ad aiutare le donne in difficoltà attraverso percorsi formativi e di inserimento nel mondo del lavoro e attraverso un’indennità mensile rivolta esclusivamente alle donne che decidono di partecipare a tali progetti.