Riforma pensioni, a che punto siamo?

La riforma pensioni è quanto mai attesa. Tra conferme, ed addii ecco le ultime novità sull’età pensionabile a 57 anni.

Riforma pensioni: si muovono i primi passi

L’attesa di una riforma pensioni non è ancora finita. Ma spuntano i primi passi incerti di questo Governo. Ma una cosa è certa la famosa Quota 100 sarà abolita. Anche perché la misura era stata introdotta in via sperimentale per il triennio 2017-2021. A questo punto sono varie le ipotesi da vagliare sul tavolo dei Ministri. Il primo è legato alla quota 41 di contributi uguale per tutti. Misura che potrebbe permettere ai lavoratori di lasciare definitivamente il mondo del lavoro e di ritirarsi all’età di 56-57 anni. Rimarrà, forse, quota 41, destinata ai lavoratori precoci. Tuttavia sarà valida per donne ed uomini con una contribuzione maturare di  41 e 10 mesi di contributi per le donne, oppure, 42 e 10 mesi per gli uomini.

Le novità già date per certe

Il Governo ha annunciato la conferma di Opzione donna anche per il 2022. La misura farà parte integralmente della riforma pensioni, senza ulteriori conferme. Risulta anche interessante la proposta di ANFA che propone “dodici mesi di anticipo dell’età della pensione per ogni figlio, senza limiti massimi che penalizzino le famiglie numerose”. Mentre i possessori della Legge 104 potranno ancora sfruttare la possibilità di mettersi in pensione al compimento dei 57 anni di età. Inoltre l’Ape sociale sarà riconfermata, anche se sarà interessata da qualche modifica. Si ricorda che l’Ape sociale è un anticipo pensionistico fino a quando si avrà diritto alla pensione di vecchiaia, riconosciuto per il raggiungimento di 63 anni di età e con un’età contributiva variabile.

Quali gli scenari possibili per la riforma pensioni?

Gli scenari possibili non sono finiti. Gli economisti Boeri e Perotti propongono un pensionamento a partire da 63 anni, ma accettando una riduzione attuariale sull’importo della pensione, come già proposto in passato dall’Inps. Mentre Pasquale Tridico, numero uno dell’Inps parla di quota pensione divisa in due parti: una retributiva e una contributiva così composta. In pratica un anticipo pensionistico solo per la parte contributiva: 62/63 anni e 20 anni di contributi. Il resto (la quota retributiva) lo si ottiene a 67 anni. Alcuni ripropongono la legge Fornero, ma che non è ben vista, pertanto poco credibile in questo momento.

Francesca Cavaleri

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