Come di consueto per un contratto di lavoro subordinato che cessa, anche nel 2021 il lavoratore avrà diritto a ricevere il TFR (Trattamento di Fine Rapporto). La spettanza riguarda sia i dipendenti che hanno lavorato a tempo determinato, sia quelli che lo hanno fatto a tempo indeterminato, così come non conta se abbiano lavorato a tempo pieno o parziale.
D’altronde, la somma del TFR viene maturata mensilmente per il lavoro svolto dal proprio datore di lavoro, rivalutata, però, annualmente sulla base di alcuni determinati indici.
L’art. 2110 del codice civile disciplina il TFR. Il calcolo viene effettuato sommando per ogni anno di servizio una quota non inferiore all’importo della retribuzione dovuta per l’anno stesso divisa per 13,5. Per le frazioni del mese superiore al 15, la mensilità viene considerata per intero.
Solitamente, il lavoratore dipendente percepisce il TFR al termine del rapporto di lavoro. Tuttavia, in alcuni casi può capitare che tali somme vengano anticipate, in modo da poterne godere prima della cessione del rapporto di lavoro. Affinché ciò accada, devono essere rispettati dei requisiti molti stringenti. Quindi, vediamo come si calcola il Trattamento di Fine Rapporto 2021 e come funziona l’anticipo.
L’importo del TFR maturato annualmente in capo al lavoratore è composto da due elementi:
Il Fondo TFR accantonato al 31 dicembre di ogni anno (escluso le quote maturate nell’anno stesso) deve essere rivalutato sulla base di un coefficiente composto da un tasso fisso dell’1,50% e da uno variabile pari al 75% dell’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, per le famiglie di operai e impiegati, accertato dall’ISTAT, rispetto al mese di dicembre dell’anno precedente.
Per ottenere l’anticipo del TFR, il primo requisito è avere accumulato almeno 8 anni di servizio presso lo stesso datore di lavoro. In questo caso, il dipendente può chiedere un anticipo che non superi il 70% del TFR fino a quel momento maturato.
L’anticipazione può essere richiesta una sola volta e solo nel caso di acquisto prima casa per sé stessi o per i figli. Oppure per le spese sanitarie inerenti terapie o interventi straordinari. In ogni caso le richieste possono essere soddisfatte entro il limite annuo del 10% degli aventi diritto e comunque entro il 4% del totale dei lavoratori.
L’anticipazione di un TFR può essere richiesta solo per motivazioni importanti:
Tuttavia, per le spede mediche la giurisprudenza ha affermato che è da considerarsi straordinario l’intervento che presenta le caratteristiche della delicatezza e dell’importanza dal punto di vista economico o medico. L’anticipo TFR può estendersi anche alle spese accessorie come quelle di viaggio, vitto e alloggio.
In merito alla seconda giustificazione, per “prima casa” si intende un immobile destinato alla normale abitazione e residenza del richiedente e della sua famiglia.
Successivamente, la giurisprudenza ha riconosciuto il diritto all’anticipo anche per altre tipologie di spese:
I CCNL o i patti individuali possono prevedere migliori condizioni di favore stabilendo altri criteri di priorità per quanto concerne requisiti soggettivi, limiti numerici e misura dell’anticipazione.
In caso di morte del dipendente, il TFR spetta al coniuge, ai figli e, se vivevano a carico del lavoratore, ai parenti entro il terzo grado e agli affini entro il secondo grado.
I dipendenti privati hanno sei mesi di tempo dalla data di assunzione per decidere la destinazione del loro TFR. Diversamente, scatta il silenzio assenso per cui il datore di lavoro provvederà a trasferire il TFR maturando alla forma pensionistica prevista dai CCNL, salvo accordi interni che prevedono la destinazione del TFR ad una delle forme pensionistiche previste dagli accordi o dai contratti collettivi. In ogni caso, l’accordo va notificato al lavoratore.
Se l’azienda prevede più forme pensionistiche, il TFR sarà destinato a quello a cui hanno aderito un maggior numero di lavoratori. In caso di inapplicabilità delle precedenti ipotesi, il datore di lavoro deve trasferire il TFR maturando alla forma pensionistica complementare residuale istituita presso l’INPS. Il lavoratore può comunque scegliere di mantenere il TFR presso il datore di lavoro, tenendo presente che tale scelta che può essere revocata in qualsiasi momento.
Il datore di lavoro deve obbligatoriamente fornire al lavoratore informazioni sulle possibili opzioni, prima dei famosi sei mesi di tempo di cui lavoratore gode per poter prendere una decisione. Nell’ultimo di questi mesi, il datore di lavoro deve consegnare al dipendente le necessarie informazioni relative alla forma pensionistica complementare verso la quale è destinato il TFR maturando.
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