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Dichiarazione infedele: quali conseguenze per il contribuente?

Si parla di dichiarazione dei redditi infedele, quando il reddito indicato è minore rispetto a quello reale, oppure se le passività indicate sono maggiori di quelle effettive. Se ciò dovesse verificarsi, a prescindere dalla buona fede o da un errore da parte del contribuente, lo Stato prevede sanzioni amministrative o addirittura, per casi estremi, la reclusione.

Quando si configura la dichiarazione infedele

La dichiarazione è infedele quando gli errori compiuti dal contribuente gli consentono di pagare meno tasse di quelle dovute. La cosa si concretizza se sussiste anche uno dei casi seguenti:

  • il contribuente dichiara redditi inferiori a quelli realmente conseguiti;
  • il contribuente inserisce elementi passivi che non sono reali, dove per passività s’intendono importi deducibili che permettono la riduzione del reddito imponibile.

La dichiarazione infedele costituisce reato?

Il reato si configura in situazioni estremamente gravi, tanto che il contribuente può essere condannato con la reclusione da 1 a 3 anni. Per essere più precisi, il contribuente può essere perseguito penalmente se si verificano contemporaneamente due condizioni:

  • l’evasione delle tasse è superiore a 150.000 euro;
  • l’ammontare dei redditi non dichiarati supera il 10% dell’importo totale del reddito riportato in dichiarazione, oppure se supera i 3.000.000 euro.

Diversamente, ossia se l’evasione fiscale accertata resta sotto le suddette soglie, la dichiarazione infedele non è perseguibile penalmente, ma resta soggetta alle sanzioni amministrative.

Quali sono le sanzioni?

Scartata l’ipotesi di reato, per una dichiarazione infedele compiuta dal contribuente, sono previste delle sanzioni amministrative:

  • dal 90% al 180% di maggiorazione sull’imposta realmente dovuta, quindi calcolata sull’importo dei redditi effettivi;
  • dal 90% al 180% della differenza del credito utilizzato, ossia la parte di credito d’imposta di cui beneficerebbe il contribuente per aver indicato passività superiori a quelle reali.

Qualora la maggiore imposta o il minor credito sono inferiori al 3% dell’imposta o del credito dichiarati, oppure comunque inferiori a 30.000 euro, la sanzione amministrativa si riduce di un terzo, ma mai inferiore al limite minimo previsto per dichiarazione infedele, ovvero 200 euro.

E’ possibile sanare la dichiarazione infedele?

Per correggere gli errori commessi in sede di dichiarazione dei redditi, il contribuente può fare due cose:

  • Presentare una dichiarazione integrativa che rende noto all’Agenzia delle Entrate i redditi non dichiarati in precedenza. Deve essere compilata su un modello aggiuntivo e presentata entro 90 giorni dalla scadenza del termine ordinario previsto dalla legge per la dichiarazione dei redditi. Le scadenze variano di anno in anno.
  • Effettuare il ravvedimento operoso che completa il processo di regolarizzazione avvenuto con la dichiarazione integrativa e consiste nel versamento delle somme dovute allo Stato. In caso di provvedimento operoso, il contribuente avrà diritto ad una riduzione della sanzione amministrativa.

E’ importante sottolineare che si può ricorrere al ravvedimento operoso e fruire della riduzione della sanzione, solo nel caso in cui la violazione non sia già stata contestata dall’Agenzia delle Entrate, quindi, prima dell’eventuale accertamento dell’illecito compiuto a seguito di verifiche e ispezioni da parte del Fisco.

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Carmine Orlando

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