Se dovessimo immaginarci la figura dell’infermiere, lo vedremmo nella sua classica divisa a lavorare in una corsia d’ospedale. In realtà, sarebbe sbagliato soffermarsi solo sul profilo da lavoratore assunto con un contratto a indeterminato, o comunque come un lavoratore subordinato.
Infatti, l’infermiere di oggi è un professionista a tutti gli effetti, laureato in scienze infermieristiche, con un lungo tirocinio svolto, e con un esame di abilitazione da affrontare e superare per iscriversi al relativo Albo. Non a caso, l’infermiere appartiene al gruppo delle professioni sanitarie, con la possibilità di scegliere se fare il dipendente in una struttura pubblica o privata, oppure se esercitare da libero professionista.
L’infermiere professionale può lavorare negli ospedali, ma anche nelle scuole, in associazione sportive e nelle comunità composta da tossicodipendenti o da pazienti psichiatrici.
Molto spesso, l’infermiere opera anche a domicilio, chiamato per la somministrazione dei farmaci, per seguire il decorso post operatorio di un paziente, per fare medicazioni etc.
L’infermiere che vuole esercitare la propria attività non da lavoratore subordinato, deve aprire la partita IVA e può farlo in pochi e semplici passi online. Per sicurezza, può avvalersi di una consulenza che lo guida negli step che lo porteranno a svolgere l’attività di infermiere libero professionista.
Come per tutte le attività economiche svolte con partita IVA, anche quella da infermiere professionista prevede l’attribuzione di un codice ATECO che nel caso specifico è 86.90.29 che comprende tutte le attività paramediche indipendenti nca (non classificato altrove).
Dovrà poi comunicare all’Ordine l’avvio della propria attività da libero professionista. Iscriversi all’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza della Professione Infermieristica (ENPAPI) per quanto riguarda il versamento dei contributi. Ciò deve avvenire entro 60 giorni dall’apertura della partita IVA. La Cassa previdenza infermieri prevede delle riduzioni durante i primi quattro anni di apertura della partita IVA.
L’infermiere professionista deve fare un’Assicurazione responsabilità Civile, seguire un corso professionale di formazione costante e obbligatoria (ECM – Educazione continua in Medicina) uguale a quella di tutti gli operatori sanitari, che siano professionisti o dipendenti.
Effettuare la scelta del regime fiscale con cui operare.
L’infermiere professionista deve scegliere il regime fiscale. Solitamente, poiché le spese da scaricare sono esigue, si opta per il regime forfettario o per la contabilità semplificata. Brevemente, il regime forfettario è comunque il più adeguato per le piccole partite IVA. Esso prevede un’aliquota start-up al 5% sul reddito imponibile per i primi cinque anni di attività, per chi ne possiede i requisiti, per poi passare al 15%, sempre che i redditi rimangano sotto i 65.000 euro.
Il regime forfettario opera in base ai coefficienti di redditività che per gli infermieri è del 78%. Ciò vuol dire che contributi e tasse saranno pagati sul 78% degli incassi. L’unico costo che può abbassare l’imponibile fiscale è il pagamento dei contributi ENPAPI.
I contributi si suddividono in tre tipologie: soggettivo, integrativo, maternità’.
Il contributo maternità è versato una tantum e viene stabilito annualmente.
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