Minimale contributivo, come incide sulla pensione?

Il minimale contributivo rappresenta lo stipendio minimo da prendere in considerazione per il calcolo dei contributi previdenziali e assicurativi che, il datore di lavoro deve versare all’INPS in relazione alla prestazione svolta dal dipendente.

L’individuazione del minimale contributivo viene effettuata dal CCNL. Qualora le retribuzioni indicate negli altri accordi o nel contratto individuale siano minori non vengono presi in considerazione. Accade il contrario, se gli importi risultino maggiori da quelli indicati dai contratti collettivi di riferimento.

Per l’anno 2021, la legge prevede che il trattamento minimo mensile pensionistico a carico del fondo pensioni lavoratori dipendenti sia pari a 515,58 euro al mese, con un minimale di retribuzione giornaliera da assoggettare a contribuzione, pari al 9,50%, ossia a 48,98 euro al giorno. Per quanto concerne il lavoro a tempo parziale, il minimale retributivo viene ricalcolato in base alle ore di lavoro svolto.

Il minimale di retribuzione mensile è pari per il 2021 a 1.273,48 euro. Il datore di lavoro non è obbligato all’osservanza del minimale contributivo se versa dei trattamenti integrativi di prestazioni mutualistiche d’importo inferiore al minimo.

La retribuzione minima per l’accredito di un anno di contributi

Il minimale retributivo non deve essere confuso con la retribuzione minima per l’accredito di un anno intero di contributi presso l’Inps. Infatti, tale retribuzione corrisponde al minimo imponibile da raggiungere, affinché tutte le 52 settimane dell’anno sia riconosciute ai fini pensionistici: il limite settimanale per l’accredito dei contributi è pari al 40% del trattamento minimo mensile.

Il valore della retribuzione minima 2021 per la rilevanza integrale dei contributi ai fini del trattamento pensionistico è pari a 206,23 euro/settimana (515,58 x 40%); in un anno, è necessario raggiungere uno stipendio di almeno 10.724 euro al lordo della contribuzione.

Ciò vuol dire che i contributi versati (considerando mediamente per i dipendenti un’aliquota del 33%) debbano corrispondere ad un minimo di 68,06 euro/settimana (3.538,94 euro/anno). Se così non fosse, l’anno lavorato non verrebbe calcolato integralmente ai fini della pensione.

Il datore di lavoro è obbligato al calcolo dei contributi sul minimale giornaliero ma non è tenuto a calcolarli sulla retribuzione minima per l’accredito di un anno di contribuzione.

Se il rapporto è a tempo parziale, il problema si pone, considerando che il minimale contributivo è su base oraria, può accadere che non si raggiunga l’accredito di un’intera settimana di contributi. La contribuzione utile al diritto alla pensione, in questo caso, viene calcolata in proporzione a quanto versato, e il dipendente potrebbe vedersi riconosciute meno di 52 settimane nell’anno, pur avendo lavorato continuativamente per 12 mesi.

Dal 2021 la stessa disposizione viene applicata anche ai lavoratori a tempo parziale misto/verticale, considerando utili ai fini del trattamento pensionistico anche le settimane non lavorate. I lavoratori per cui risultano delle settimane non lavorate non solo nell’ambito dell’articolazione dell’attività, ma anche per altre cause, devono presentare un’apposita domanda all’INPS. Lo stesso vale per i rapporti di lavoro cessati o trasformati a tempo pieno.

Il lavoratore può comunque integrare la contribuzione versando i contributi volontari sulle settimane scoperte, o chiedendone il riscatto.

Minimali contributivi 2021: a chi non spettano

Il minimale contributivo e la retribuzione minima per l’accredito di un anno di contributi non si applicano nei confronti di:

  • lavoratori domestici
  • operai agricoli
  • apprendisti

Aliquota aggiuntiva dell’1% per il 2021

Ai lavoratori dipendenti pubblici o privati i cui imponibili previdenziali superano la prima fascia di retribuzione pensionabile, e che subiscono le trattenute Inps in base a un’aliquota inferiore al 10%, è dovuta un’aliquota aggiuntiva pari all’1% che si applica sulle quote di retribuzione eccedenti il valore della prima fascia di retribuzione pensionabile.

Per il 2021, il limite per rientrare nella prima fascia di retribuzione pensionabile è pari a 47.379 euro annui; l’aliquota aggiuntiva dell’1% deve essere quindi applicata sulla quota di retribuzione eccedente questo tetto retributivo che, rapportato a dodici mesi, è pari a 3.948 euro.

 

Carmine Orlando

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