Come si calcola la durata del periodo di comporto?

Oggi andremo ad addentrarci nell’ambito del lavoro, della malattia sul lavoro e quindi a scoprire come si calcola la durata del cosiddetto periodo di comporto.

Periodo di comporto, cosa vuol dire

In un periodo in cui il paese intero è nel pieno di una (rallentata) ripartenza e di un atteso ritorno alla (insperata) normalità, ma soprattutto in cui molti lavoratori sono sospesi ed altri sono volontariamente messisi in malattia, per non aderire all’obbligo di green pass, molti si interrogano su come calcolare il proprio periodo di comporto. Per coloro che hanno ancora un lavoro, al tempo d’oggi, si intende.

Innanzitutto, per iniziare ad avvicinarsi al ragionamento del calcolo, occorre sapere cosa vuol dire il termine periodo di comporto.

In breve possiamo dire che il periodo di comporto non è altro che il periodo massimo di assenze per malattia che un lavoratore dipendente può fare senza correre rischi. La durata massimadi assenza per malattia consentita, questo è il periodo cosiddetto di comporto, una volta superato il quale, il lavoratore subordinato può rischiare il licenziamento.
Ma, come si calcola, dunque tale limite massimo di periodo di comporto? Scopriamolo nei prossimi passi di questa rapida guida in merito.

Periodo di comporto, come calcolare la durata

Andiamo, dunque, nello specifico a scoprire come si calcola la durata massima del proprio periodo di comporto sul posto di lavoro. E, quindi a scoprire come si deve evitare di mettersi in pericolose possibilità di perdere il proprio posto di lavoro.
Possiamo dire che al fine del calcolo del periodo di comporto occorre tener conto anche dei giorni non lavorativi che cadono nel periodo di assenza per malattia, dovendosi presumere la continuità dell’episodio morboso e la presunzione di continuità opera sia per le festività ed i giorni non lavorativi che cadano nel periodo della certificazione, sia nella differente ipotesi di certificati in sequenza, di cui il primo attesti la malattia fino al tempo dell’ultimo giorno lavorativo che va a precedere il riposo domenicale (quindi fino al venerdì) ed il secondo la certifichi a partire dal primo giorno lavorativo successivo alla domenica (ovvero dal lunedì).
Per concludere il discorso, va aggiunto che la base annua cui va rapportato il periodo di comporto si identifica nell’anno solare e cioè dei 365 giorni decorrenti dal primo episodio morboso, dall’inizio della malattia, se continuativa, ovvero, a ritroso, dalla data del licenziamento. In sostanza, nel calcolo dei giorni ai fini del superamento del periodo di comporto la decorrenza non va fatta a partire dall’inizio della malattia, bensì dall’ultimo evento morboso, ovvero dal licenziamento.
Per dirla con un esempio ancora più pratico e tangibile, possiamo dire che il periodo di comporto può essere calcolato prendendo a riferimento un arco temporale pari sia all’ anno di calendario solare, quindi dal 1° gennaio al 31 dicembre sia come anno continuativo, da intendersi come un periodo di 365 giorni decorrenti dal primo evento di malattia.
Questo è quanto vi fosse, dunque, di più necessario e utile da sapere in merito al calcolo del periodo di comporto, alla possibilità di perdurare della malattia e/o dell’inattività dal proprio posto di lavoro, in un periodo sempre più incerto per il mondo del lavoro, oltre che per la salute pubblica.
Davide Scorsese

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Davide Scorsese

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