Il Regime forfettario per il 2022 prevede delle novità. Facciamo un confronto tra le regole attuali per il regime e quello che potrebbe diventare.
Il regime forfettario per il 2022 è stato confermato. Tuttavia sono previste delle novità importanti. La prima è l’introduzione obbligatoria della fattura elettronica. Come è già noto a partire dal primo gennaio 2019 tutti gli operatori economici, residenti o stabiliti in Italia, hanno l’obbligo di emettere la fattura elettronica.
Dunque potrebbero però cambiati i coefficienti di redditività. Si ricorda che il coefficiente non è altro che una percentuale, diversa per ciascuna attività che determina il reddito imponibile al quale saranno assoggettate imposte e tasse per i contribuenti forfettari.
Tuttavia il regime forfettario 2022 dovrebbe essere un pò differente. Ma come funziona adesso? La legge di stabilità 2015 ha introdotto il regime forfettario. Tale regime è stata applicato dal primo gennaio 2015, ed è stato modificato dalla legge di stabilità del 2016.
In tale regime prevede rilevanti semplificazioni ai fini IVA e ai fini contabili, consente la determinazione del reddito assoggettata ad un’unica imposta in sostituzione di quelle ordinariamente previste. Il regime contributivo semplificato è destinato a tutti i contribuenti che non hanno un compenso superiore a 65.000 euro. Ma anche che non si siano sostenute spese inferiore a 20 mila euro lordi per lavoro dipendente, lavoro accessorio e compensi per i collaboratori. Sui ricavi si pagano le tasse al 5% o al 15%.
Tuttavia dovrebbe restare uguale il tetto massimo di 65.000 euro, mentre dovrebbero cambiare le percentuali che potrebbero essere da 10% al 20%. Come dimostrano i dati rilasciati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, si è registrato un notevole aumento di nuove partite IVA del 54,1% rispetto al secondo trimestre del 2020, arrivate a ben 147.153.
Tra queste 61.153 hanno aderito al forfettario. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha fatto sapere che, tra le nuove partite IVA, il 62,3% è composto da uomini, il 47,5% da giovani under 35 ed il 17,7% da persone nate all’estero. Dunque questo regime sta interessando molto gli operatori economici, pertanto quasi sicuramente non solo non verrà cancellato, ma solo modificato con degli adeguamenti con quelle che sono le direttive europee.
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