Il contributo di solidarietà sulle pensioni d’oro è stato introdotto per la prima volta in Italia con la legge di bilancio 2019 come misura provvisoria in scadenza al 31 dicembre 2021. Sono in molti però a temere una proroga, vediamo quali sono i potenziali rischi.
Si è detto che il contributo di solidarietà è stato previsto dalla legge di bilancio 2019 (articolo 1 comma 261) sulle pensioni di ammontare superiore a 100.000 euro. Come stabilito dalla norma, la misura risulta proporzionata all’assegno e di conseguenza più è elevato l’importo e maggiore è il contributo di solidarietà trattenuto. La norma prevedeva l’applicazione della decurtazione dal 1° gennaio 2019 fino al 31 dicembre 2023. La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi, è intervenuta sottolineando che la durata quinquennale di tale misura era sproporzionata e di conseguenza ha stabilito la cessazione della stessa il 31 dicembre 2021. Appare quindi evidente che dal 1° gennaio 2022, per effetto della decisione della Corte Costituzionale non sarà applicato il contributo di solidarietà e per effetto di ciò i pensionati vedranno crescere il loro assegno.
Naturalmente l’aumento sarà corrispondente alla decurtazione applicata e quindi:
A tali aumenti dovrebbe aggiungersi anche l’effetto della rivalutazione delle pensioni 2022.
Non vi sono però ulteriori certezze, infatti il premier Draghi ha proposto un nuovo contributo sulle pensioni di valore superiore a 75.000 euro al fine di agevolare misure volte a contenere i rincari del settore energetico. La norma ha ottenuto l’appoggio di PD, M5S e LEU, mentre Fratelli d’Italia, Italia Viva e Lega hanno fatto opposizione. La proposta non ha avuto il via libera dal Consiglio dei Ministri.
Sarebbe d’altronde abbastanza strano approvare una norma che amplia addirittura la platea di coloro che dovrebbero partecipare al contributo di solidarietà, infatti la proposta bocciata prevedeva un abbassamento della soglia da 100.000 euro a 75.000 euro. Dal punto di vista della legittimità non dovrebbero esservi problemi perché non si tratterebbe di un’estensione del contributo “bocciato” dalla Corte, ma di un nuovo contributo. L’ipotesi allo studio dovrebbe prevedere il congelamento del taglio dell’IRPEF per i pensionati che percepiscono più di 75.000 euro e dovrebbe generare un importo di 248 milioni di euro. Sicuramente tale contributo avrebbe comunque destato molti malumori perché ci sarebbe una fascia di cittadini di fatto non ammessa a godere del taglio delle imposte.
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