Per lo smart working privato si è riusciti a trovare un accordo tra il Governo e i sindacati. Ecco in cosa consiste il nuovo lavoro agile.
L’intesa sullo smart working privato è stata siglata dal Governo e dai rappresentanti dei sindacati. Tuttavia le nuove regole per la gestione prevedono alcuni punti fondamentali:
Tuttavia per chi lavora da casa non ci sarà un orario stabilito, ma si potranno decidere degli obiettivi. Inoltre nell’accordo stabilito tra le parti dovrà essere indicato il diritto alla disconnessione. Infine non si possono chiedere straordinari o contattare il dipendente con telefonate o mail al di fuori dell’orario di lavoro stabilito. Il diritto alla disconnessione va rispettato anche in caso di malattia, permessi o ferie.
Il luogo di lavoro deve essere scelto dal lavoratore e più essere non solo casa dove ha la residenza, ma anche casa al mare o in montagna. Ciò che importa è che ci sia la connessione giusta per poter operare senza interruzioni. L’accodo prevede anche che sia il datore di lavoro a fornire i mezzi tecnologici necessari al lavoratore, senza alcuna discriminazione tra lavoratori in sede o fuori. Comunque sia, a differenza del pubblico, si potranno utilizzare anche dispositivi privati.
Tutti elementi di grande importanza che sono disciplinati attraverso il dialogo sociale delle parti. Un quadro base per eventuali interventi legislativi. Inoltre c’è anche la possibilità di alternare periodi di lavoro in azienda con quelli in smart working nel settore privato. Occorre sempre e comunque rispettare la riservatezza delle informazioni inerenti al proprio lavoro.
L’accordo sullo smart working privato è stato sottoscritto da tutte e 26 parti sociali con i rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro. Un accordo che dovrà essere recepito nei contratti. L’orario di riferimento deve essere quello uguale per tutte le categorie di lavoro in riferimento al proprio contratto di lavoro.
Il protocollo sottolinea la “necessità di incentivare l’utilizzo corretto del lavoro agile anche tramite un incentivo pubblico” alle aziende che regolamentino il lavoro agile con accordo collettivo di secondo livello con un utilizzo equilibrato tra lavoratrici e lavoratori e favorendo un’ottica di sostenibilità ambientale e sociale, nel rispetto della disciplina legale di cui alla legge 22 maggio 2017, n. 81.
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