Dichiarazione redditi 2021: le date e le scadenze di 730 precompilato e Redditi PF

Anche quest’anno come ormai accade da qualche anno, l’Agenzia delle Entrate renderà disponibile la dichiarazione precompilata sul sito dedicato infoprecompilata.agenziaentrate.gov.it. La dichiarazione pre-compilata sarà disponibile per lavoratori dipendenti, pensionati, lavoratori a progetto e Co.Co.Co.

Dichiarazione redditi 2021

Quest’anno 2021, il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha comunicato che il decreto Sostegni prevede la proroga dei termini per la conservazione delle fatture elettroniche e quelli per la trasmissione della Certificazione Unica. Per questo, l’Agenzia delle Entrate proroga anche la scadenza per la dichiarazione 730 precompilata 2021.

Un’ulteriore proroga dei termini, al 31 marzo 2021, è prevista anche la trasmissione telematica della Certificazione Unica all’Agenzia delle Entrate e della consegna della stessa ai contribuenti. Di conseguenza, l’Agenzia delle Entrate ha stabilito che per i contribuenti la scadenza del 730 precompilato 2021 slitti al 10 maggio .

Il 730 precompilato sarà disponibile per il lavoratori a partire dal 10 maggio 2021 (inizialmente prevista come data il 30 aprile ma lo slittamenti del termine di invio della CU ha portato ad uno slittamento anche della messa a disposizione del 730 precompilato) sul sito dell’Agenzia delle Entrate al quale è possibile accedere o con il PIN dei servizi telematici dell’ADE o con SPID, Carta di identità elettronico o Carta Nazionale dei Servizi. Sebbene, i contribuenti potranno iniziare a modificare o trasmettere la dichiarazione precompilata, a partire dal 14 maggio.

La dichiarazione con il modello 730 dovrà essere presentata entro il prossimo 30 settembre 2021.

Per quando riguarda, il Modello Redditi delle Persone Fisiche – PF, ovvero, la dichiarazione alternativa al Modello 730, per gli autonomi in possesso di partita Iva, dovrà essere presentato entro il 30 novembre 2021.

Bonus 1000 euro Decreto Sostegni: a quali lavoratori è destinato?

Il Dl Sostegno è un provvedimento molto atteso, in particolare dalle piccole e medie imprese e le Partite IVA, nonché i lavoratori del settore turistico, gravemente danneggiato dall’emergenza Covid. Al momento, quasi certamente, esso dovrebbe prorogare la cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti e dovrebbe estendere i ristori a una platea di beneficiari molto ampia.

In particolare, per gli stagionali e per il comparto turistico dovrebbe essere rinnovato il bonus di 1000 euro, che probabilmente sarà erogato per tre mensilità. Quali saranno i lavoratori destinatari del bonus del valore di 1000 euro? Con molta probabilità, le categorie di lavoratori interessate dal beneficio economico di 1000 euro saranno le stesse individuate dal Dl Agosto. Eccole elencate nello specifico:

  • lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori in somministrazione dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori dello spettacolo;
  • lavoratori a tempo determinato dei settori del turismo e degli stabilimenti termali.
  • lavoratori dipendenti stagionali appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali;
  • lavoratori intermittenti;
  • lavoratori autonomi occasionali;
  • lavoratori incaricati alle vendite a domicilio.

Pertanto, la domanda potrebbe essere presentata non solo dagli stagionali in possesso dei requisiti richiesti, ma anche dalle sue elencate categorie di lavoratori. I soggetti interessati alla presentazione della domanda potranno provvede a farlo sia autonomamente mediante l’accesso al portale dell’Inps o in alternativa, mediante Caf o Patronati. Al momento, la finestra sul sito dell’Inps non è ancora attiva per inoltrare la domanda, in quanto il Dl Sostegno non è ancora stato approvato. Le credenziali di accesso ai servizi Inps sono le seguenti: vecchio Pin di accesso Inps; Spid di livello 2 o superiore; Carta di identità elettronica 3.0 (CIE); Carta nazionale dei servizi (CNS).

Regime forfettario 5%: requisiti e costi nel 2021

Il Regime forfettario al 5% è un’agevolazione interessante, soprattutto per le Start-up. Ecco i requisiti ed i costi previsti per il 2021.

Regime forfettario 5%: chi può accedere?

Il regime forfettario ordinario prevede un’agevolazione del 15% sul reddito. Ma l’imposta sostitutiva scende al 5% quando si tratta di nuove attività. Inoltre, gli altri requisiti da dover avere sono:

  • non aver esercitato nei tre anni antecedenti l’apertura della nuova partita IVA, attività professionale o d’impresa, artistica , anche in forma familiare o associata;
  • se si porta avanti, un’attività con diverso proprietario, il reddito dell’anno precedente non deve essere superiore a 65 mila euro;
  • limite di 30 mila euro di reddito derivante da lavoro dipendente;
  • l’attività non deve costituire una mera prosecuzione di una precedente, se svolta sotto forma di lavoro dipendente o autonomo.

Se si hanno tutti questi requisiti, si potrà aderire al regime agevolato del 5% per i primi cinque anni di attività. Superati, quindi dal sesto anno in poi, il regime forfettario prevede un’agevolazione del 15% sul reddito.

Regime forfettario 5%: alcune precisazioni

Secondo il comma 65 alla lettera a) della legge 190/2014 è opportuno fare delle precisazioni. Le persone fisiche che intraprendono l’esercizio di imprese, arti o professionisti possono avvalersi del regime forfettario. Per far ciò basta la dichiarazione di inizio attività di cui all’articolo 35 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972 n.633 e successive modifiche.

Inoltre, i contribuenti persone fisiche esercenti attività di impresa, arti o professioni non devono aver conseguito ricavi, compensi, non superiori a 65 mila euro. Questo regime non può essere applicato nemmeno da coloro che abbiamo svolto la stessa attività, nella qualità anche di socio nei tre anni precedenti. Il periodo va calcolato sulla base dell’anno solare e non di quello relativo al periodo d’imposta.

Regime forfettario 5%: il proseguimento dell’attività

In relazione al proseguimento dell’attività, questa non deve essere in alcun modo proseguimento di un’impresa già in essere. Lo scopo è quello di eludere i “furbetti” delle agevolazioni. Infatti, non sono da considerare tutti quei comportamenti che prevedono solo il cambiamento della ragione sociale. In altri termini, l’attività deve essere totalmente nuova.

Con l’apertura della nuova attività, va anche aperta la partita Iva, e presentata la dichiarazione di adesione al regime forfettario. Se però la comunicazione di adesione non è stata presentata si può fare anche successivamente. Infatti, deve essere presentata una dichiarazione di variazione dei dati, revocando l’eventuale diversa opzione effettuata. Inoltre, laddove l’impresa familiare prosegua l’attività in precedenza svolta dal collaboratore familiare il regime fiscale di vantaggio può essere applicato.

E’ possibile disapplicare il forfettario?

Come già detto allo scadere dei cinque anni, il regime di tassazione sale al 15%. I contribuenti che devono applicare il regime forfettario hanno la possibilità di disapplicarlo. Si potrà così optare per la determinazione delle imposte sul reddito e dell’imposta sul valore aggiunto (IVA).

Questa scelta deve essere comunicata barrando l’apposito campo in relazione alla dichiarazione annuale IVA.  L’omessa comunicazione è punibile con una sanzione amministrativa da 250 a 2000 euro.

L’applicazione del regime è valida per almeno tre anni successivi. Trascorso tale periodo l’opzione resta valida per ciascun anno successivo, fino a quando permane la scelta operata. Il regime finanziario al 5% è applicabile per altro sono una volta, non può essere applicato con semplice intermittenza dell’attività.

Decreto Sostegni, ristori a fondo perduto per Partita Iva: previste nuove aliquote

Novità in arrivo per le aziende e i titolari di Partita Iva. Il Decreto Sostegni prevede anche dei ristori a fondo perduto per un importo di circa 4.200 euro per ogni Partita Iva. La misura sarà proposta al Parlamento dal Premier Mario Draghi, secondo quanto annunciato dal sottosegretario Claudio Durigon, probabilmente venerdì 19 marzo 2021 nel corso del Consiglio dei Ministri, per sopperire, almeno in parte, alla grande perdita di fatturato subita dagli imprenditori italiani, stimata in oltre 400 miliardi di euro, causa le misure restrittive imposte dal governo per l’emergenza coronavirus.

Nuove aliquote e ricalcolo ristori a fondo perduto

In considerazione del fatto che, per il Decreto Sostegno è necessario un ulteriore scostamento di Bilancio di 10-20 miliardi, richiesto al Parlamento al momento della presentazione del Documento di Economia e Finanza (DEF), la decisione finale potrebbe anche slittare alla settimana prossima.

Secondo le ultime anticipazioni riportate dal sito Pmi, è molto probabile che vengano introdotte delle nuove aliquote e un sistema di calcolo diverso, per stabilire l’importo dei ristori a fondo perduto previsti dal Decreto Sostegno, dovuto ai beneficiari.

Le aliquote che, inizialmente sarebbero dovute essere tre o quattro, potrebbero passare addirittura a cinque. Il 10% per un fatturato fino a 10 milioni di euro, il 15% per i ricavi dichiarati fino a 5 milioni di euro, il 20% per compensi fino a 1 milione di euro, il 25% per chi fatturava fino a 400.000 euro, infine, il 30% per un fatturato fino a 100.000 euro.

Tali indennizzi a fondo perduto, sono destinati alle aziende e partite iva che hanno registrato un calo di fatturato superiore al 33% nel 2020, rispetto all’anno precedente. Si stima che la platea dei beneficiari possa comprendere circa 2 milioni e 800mila lavoratori.

Decreto Sostegni: le dichiarazioni di Federico D’Incà

L’agenzia ANSA, riporta una dichiarazione di Federico D’Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento: “All’interno di questa settimana arriverà il Decreto Sostegni, un pacchetto importante che si baserà su uno scostamento di bilancio di 32 miliardi di euro. Sommato alla legge di Bilancio e agli altri scostamenti raggiungiamo la cifra di quasi 200 miliardi in un anno, stanziati dal nostro Paese per la propria economia“.

Nel corso della trasmissione Start, su Sky TG24, Federico D’Incà ha anche aggiunto: “All’interno abbiamo ulteriori risorse per la cassa integrazione, risorse a fondo perduto per le imprese. Il Decreto Sostegni insieme al piano vaccinale e il Recovery Plan sono la basi per poter uscire più forti da questa situazione. Dobbiamo assolutamente mettere a terra queste risorse per dare sostegno alle nostre famiglie. Nel decreto, ha aggiunto poi, vi sono anche “ulteriori risorse per i vaccini e la sanità in generale, sulle cifre ci sono delle valutazioni in corso“.

Fattura elettronica 2021 con nuove specifiche: ecco cosa cambia

A partire dall’1 gennaio del 2021, in via obbligatoria, l’Agenzia delle Entrate per la fatturazione elettronica ha provveduto ad aggiornare le specifiche tecniche con l’intento di introdurre, così come avviene già per il modello 730, la dichiarazione IVA precompilata direttamente e attraverso il Sistema di Interscambio (SdI).

Quali sono le nuove specifiche tecniche per la fattura elettronica 2021

Le nuove specifiche tecniche, e quindi le novità per la fattura elettronica 2021, riguardano in prevalenza il tracciato XML in quanto il Fisco ha aggiunto nuovi codici sia per il campo ‘Tipo Documento’, sia per il campo ‘Natura Operazione’.

In particolare, rispetto allo scorso anno, per la compilazione della fattura elettronica 2021 i codici relativi a ‘Tipo Documento‘ passano da 7 a 18, mentre per il campo ‘Natura Operazione‘, che è detto anche ‘Codice Natura’, si passa da 7 a ben 21 codici.

Nel dettaglio, tra i nuovi codici ‘Tipo Documento’ ci sono quelli relativi alle autofatture, al reverse charge interno, all’estrazione beni da deposito IVA ed alla fatturazione differita. Mentre i nuovi codici ”Natura Operazione’ sono in prevalenza finalizzati ad un maggior dettaglio sulla fatturazione elettronica per le operazioni non imponibili e per l’inversione contabile.

Perché l’Agenzia delle Entrate ha introdotto nuovi codici per la compilazione delle e-fatture

Con l’introduzione dei nuovi codici sarà così possibile emettere fatture elettroniche con un maggior grado di dettaglio per natura e per tipologia. E nello stesso tempo i titolari di partita Iva dovranno ora fare attenzione ad utilizzare dei software di fatturazione elettronica che siano aggiornati con le nuove specifiche che, già a partire dallo scorso mese di ottobre del 2020, si potevano utilizzare in via facoltativa.

Nel caso in cui si acquisisca una fattura elettronica con il codice ‘Natura Operazione’ errato, cosa fare? In tal caso, se il fornitore non invierà una nuova e-fattura corretta, occorrerà emettere, con il codice ‘Tipo DocumentoTD20, la cosiddetta ‘autofattura denuncia‘.

Campo importo del bollo facoltativo con il nuovo tracciato XML

Con il nuovo tracciato XML, infine, la compilazione del campo ‘importo‘, per la determinazione dell’imposta di bollo non è più obbligatoria. Dall’1 gennaio del 2021, infatti, sarà direttamente l’Agenzia delle Entrate ad effettuare il calcolo nel caso in cui, chiaramente, l’assolvimento dell’imposta di bollo sia previsto.

SPID, come si richiede e a cosa serve: la guida

SPID è l’acronimo di Sistema Pubblico d’Identità Digitale, con cui è possibile accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti, con l’utilizzo di una username e di una password. Esso può essere usato da PC, smartphone e tablet, quando è richiesto da un sito o da un’app per l’accesso.

Come effettuare la richiesta dello SPID

La richiesta per ottenere lo SPID può essere effettuata da tutti i cittadini che hanno compiuto il 18° anno di età e che sono in possesso di un documento d’identità italiano valido (carta d’identità, patente, passaporto). Per l’attivazione ci si deve rivolgere a uno dei gestori dell’identità digitale riconosciuti da AgID (Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Poste, Register, Sielte, Tim o Lepida).

Per ottenere lo SPID, oltre a un documento d’identità valido, è necessario avere a disposizione la tessera sanitaria o comunque il tesserino del codice fiscale, e fornire la propria e-mail e il numero di cellulare personale, quest’ultimi, anche se non sono intestati alla stessa persona, devono costituire strumenti di utilizzo personale, anche per le verifiche di sicurezza.

L’uso dello SPID è gratuito, ma si può attivare scegliendo tra modalità gratuite o a pagamento. In ogni caso, una volta ottenuto, non ci sono costi o canoni da pagare.

SPID, modalità di riconoscimento

La registrazione al sito dei vari gestori d’identità prevede tre passaggi: l’inserimento dei dati anagrafici, la creazione degli accessi SPID, il riconoscimento tra le modalità offerte dall’Identity Provider.

I gestori d’identità offrono diverse tipologie di attivazione. Di persona, recandosi nei loro uffici. Via webcam, con operatore messo a disposizione dal gestore di identità o con un selfie audio-video, insieme al versamento di una somma simbolica tramite bonifico bancario come ulteriore strumento di verifica della tua identità. Con la CIE (Carta d’identità elettronica) o con passaporto elettronico, per l’accesso tramite le app dei gestori. Con CIE, CNS (Carta Nazionale dei Servizi) ma è possibile usare anche la tessera sanitaria o con firma digitale grazie all’ausilio di un lettore (ad esempio la smart card) e del relativo Pin.

Tre livelli di sicurezza

Il primo livello consente l’accesso ai servizi online tramite le credenziali SPID. Il secondo livello necessario per i servizi che richiedono una maggiore sicurezza, permette l’accesso previo SPID e la generazione di un codice di accesso temporaneo o l’utilizzo di un’app fruibile attraverso un dispositivo mobile. Il terzo livello necessita dello SPID, dell’uso di altre soluzioni di sicurezza e di eventuali dispositivi fisici che vengono forniti dal gestore d’identità.

Anche gli italiani residenti all’estero e gli stranieri che sono in Italia, possono richiedere lo SPID, sempreché siano in possesso di un documento valido di riconoscimento italiano, del tesserino fiscale, di una e-mail e di un cellulare ad uso personale. La modalità di riconoscimento offerta dai gestori d’identità, deve essere contrassegnata dall’icona EU o mondo.

Lo SPID può essere ottenuto anche da una società. La richiesta deve essere effettuata dal proprio responsabile legale che, può dotare i propri dipendenti di identità digitali per uso professionale della persona giuridica. PDF Linee guida per il rilascio dell’identità digitale per uso professionale.

Partita Iva 2021: regimi, procedure e costi

Aprire una partita Iva, anche nel 2021, prevede una serie di adempimenti. Di seguito tutta la procedura, i regimi ed i costi da sostenere.

Partita Iva 2021: codice Ateco e partita IVA

Aprire una partita Iva non è mai stato un’operazione particolarmente difficile. Più che altro prima di aprirla, occorre avere una visione completa dell’attività per cui viene aperta. Infatti, una volta presa la decisione, questa viene dichiarata al Fisco.

Ciò avviene proprio attraverso il Codice Ateco. Tuttavia, si tratta di uno strumento di classificazione delle attività economiche. E’ stata adottata dall’Istituto Nazionale di statistica in Italia, al fine di effettuare rilevazioni statistiche in materia economica. La lista completa è scaricabile sul sito istituzionale dell’ISTAT.

La procedura per aprire la partita Iva prevede la comunicazione presso l’Agenzia delle entrate dell’inizio della propria attività. Entro 30 giorni dal primo giorno di lavoro, il modello di inizio attività. E’ la stessa Agenzia delle Entrate ad attribuire il numero di partita IVA. Si tratta di un codice di 11 cifre univoco. Infatti, le prime 7 collegano l’attività al titolare, altre 3 al codice identificativo dell’Agenzia delle entrate e l’ultima cifra ha la funzione di controllo.

Partita IVA 2021: come presentare la dichiarazione di inizio attività

Fino ad oggi non sono state apportate modifiche alla Legge di bilancio 2021. Pertanto la procedura prevede la presentazione del modello di inizio attività. In particolare, le persone fisiche che svolgono attività d’impresa (ditte individuali) devono utilizzare il modello AA9/12, mentre le società devono presentare il modello AA7/10. Nella dichiarazione di inizio attività vanno inserite le seguenti informazioni:

  • dati anagrafici;
  • la sede dell’attività;
  • il codice Ateco relativo all’impresa.

I soggetti che NON sono tenuti all’iscrizione presso il Registro delle imprese, possono protocollare la loro richiesta presso gli uffici. La domanda può essere presentata sia personalmente, che tramite un intermediario, come ad esempio un commercialista. Inoltre, è possibile utilizzare la posta elettronica dell’ente o quella tradizionale. In questo caso, è opportuno allegare la fotocopia del proprio documento e della tessera sanitaria.

L’iscrizione al Registro delle imprese in camera di commercio

Le imprese hanno bisogno di iscriversi presso il Registro delle imprese. Si tratta di un registro pubblico ed informatico che contiene tutte le informazioni sulle stesse. L’iscrizione funziona come una pubblicità giuridica, con gli stessi effetti, nei confronti dei terzi.

Inoltre, il registro viene tenuto presso la Camera di Commercio, ma è consultabile anche in via telematica. Per iscriversi occorre aver svolto tutti gli obblighi di legge, come ad esempio il deposito del capitale sociale. Insieme a questi dati viene depositato anche lo statuto societario. Non sono tenuti a questo step, tutte le attività professionali come medici oppure avvocati. Anche se devono iscriversi qualora svolgano l’attività in regime di impresa.

Partita Iva 2021: i diversi regimi fiscali da scegliere

Quando si apre una partita Iva, si ha deve fare una scelta: tra regime forfettario e ordinario. Il regime forfettario è una tassazione che prevede il pagamento di una percentuale sul reddito. La percentuale è pari al 15%. Anche se questo valore scende al 5%, per le start-up e per un periodo non superiore a 5 anni. Inoltre la percentuale si applica per redditi fino a 65 mila euro.

Ma attenzione l’attività deve essere completamente nuova. In altre parole, per almeno i tre anni precedenti, non si è dovuto svolgere attività d’impresa o professionale. Ed infine, non si è assoggettati alla contribuzione IVA. Per chi non aderisce al regime forfettario, si apre la strada del regime ordinario. I contribuenti in questo regime sono obbligati all’utilizzo della fatturazione elettronica, la tenuta dei registri contabili Irap, Ires ed Irpef.

Quanto costa aprire una partita IVA e altri costi correlati

Per aprire una partita IVA i costi dipendono dal regime fiscale scelto. In linea di massima è gratuita. Anche se molto dipende dalla parcella del professionista a cui ci si affida per l’operazione. I costi relativi potrebbero essere inerenti all’acquisto del servizio di Firma digitale. Oppure scegliere tra i servizi aggiuntivi offerti dalla Camera di commercio di appartenenza. Oltre ai passi precedentemente svolti, è opportuno anche stare attenti alla cassa previdenziale, se prevista.

Quindi, aprire una partita IVA non ha costi esosi. Infine, quando si apre una partita IVA attenzione anche ad aprire la posizione contributiva INPS ed INAL per l’assicurazione sul lavoro. L’apertura di partita IVA non necessita di ulteriori costi di rinnovo, fino a che non venga disposta le pratiche per la relativa chiusura.

Modello AA7/10

Il modello AA//10 deve essere utilizzato per le dichiarazioni di inizio attività, variazione dati e cessazione di attività da parte dei soggetti diversi dalle persone fisiche.

 Il modello, compilato a macchina o a stampatello in tutte le sue parti e sottoscritto dal dichiarante, deve essere presentato entro 30 giorni dalla data di inizio attività ovvero dalla data di variazione di qualsiasi dato comunicato in precedenza o dalla data di cessazione dell’attività stessa

Di seguito potete trovare sia il modello che le istruzioni per la compilazione.

Iscro Inps: quando parte, domanda e requisiti dell’indennità per professionisti della gestione separata

L’ISCRO è un’indennità di disoccupazione per i lavori autonomi iscritti alla gestione separata INPS, ma si potrebbe definirla anche una sorta di nuova cassa integrazione. Nella legge di Bilancio 2021, la sua sperimentazione è prevista per il triennio 2021-2023. Ad oggi, questa indennità di sostegno per i professionisti senza cassa e titolari di partita IVA che versano in difficoltà economica, non è ancora entrata in vigore, in quanto, manca ancora il decreto attuativo.

Iscro: i requisiti per fare domanda


Per fruire dell’indennità straordinaria di continuità reddituale e operativa (ISCRO), è necessario essere titolari di partita IVA da almeno quattro anni per l’attività per cui si è iscritti alla gestione separata INPS. I soggetti titolari di pensione diretta o di reddito di cittadinanza, e coloro che sono iscritti ad altre forme di previdenza obbligatoria, non hanno diritto all’Iscro.

Il requisito del reddito per ottenere l’Iscro

Per quanto concerne il reddito, quello da lavoro autonomo, nell’anno precedente alla presentazione della domanda, è necessario sia stato inferiore al 50% della media dei redditi percepiti nei tre anni precedenti a quello precedente la domanda, e che non sia superiore a un importo di 8.145 euro, nell’anno precedente la domanda. E’ necessario aver versato i contributi di previdenza obbligatori. La determinazione del reddito deve essere auto certificata, in seguito sarà comparata con quanto dichiarato all’Agenzia delle Entrate. Inoltre, l’INPS si occuperà di accertare l’entità del calo di fatturato, per poi determinare l’importo spettante.

L’importo Iscro

L’Iscro ammonta al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito dichiarato. La somma mensile, può variare dai 250 euro fino a un massimo 800 euro. Il pagamento da parte dell’INPS avverrà dal mese successivo a quello della presentazione della domanda, per una durata di 6 mesi. Nel caso la partita IVA venga chiusa durante il periodo di erogazione dell’indennità di sostegno, automaticamente, la stessa cesserà.

Iscro: domanda e fiscalità

La domanda per ottenere l’Iscro può essere richiesta solo una volta nell’arco del triennio, e deve essere presentata, per via telematica all’INPS, entro il 31 ottobre per ognuno degli anni 2021, 2022 e 2023.

A livello fiscale, l’importo percepito dell’indennità suddetta non concorre alla formazione del reddito imponibile. L’importo non prevede l’accredito di alcuna contribuzione figurativa ai fini pensionistici. In collegamento con la percezione dell’ISCRO, la norma prevede che si debba partecipare obbligatoriamente a dei percorsi di aggiornamento di formazione, gestiti dall’ANPAL.

L’Iscro è finanziata tramite il versamento addizionale dello 0,26% dei contributi previdenziali alla gestione separata INPS, da parte degli iscritti alla stessa, che non siano iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie. La percentuale salirà allo 0,51% per il 2022 e 2023.