Tra i contribuenti, in Italia i titolari di partita IVA sono tra quelli con la maggiore pressione fiscale, ma anche quelli maggiormente oggetto di controlli e di verifiche da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ed allora, proprio in merito ai controlli sulle partite IVA, vediamo a cosa un professionista o un lavoratore autonomo deve fare attenzione. Proprio al fine di evitare controlli e accertamenti che poi, inesorabilmente, possono portare il Fisco all’emissione di cartelle di pagamento.
Al pari degli altri contribuenti, i controlli del Fisco sulle partite IVA sono finalizzati a rilevare eventuali omissioni, anomalie ed irregolarità. Nel dettaglio, i controlli fiscali possono essere sia automatizzati, sia formali nell’ottica di contrastare a monte i fenomeni evasivi ed anche elusivi.
Di conseguenza, i controlli fiscali sulle partite IVA partono dalla verifica sul pagamento delle tasse, in base alle dichiarazioni annuali, ed arrivano all’eventuale emersione di anomalie come ad esempio quelle legate ad un basso fatturato che è associato, invece, ad elevati livelli di spesa. Con le verifiche che, in tal caso, possono andare a riguardare pure i conti correnti di appoggio del professionista o del lavoratore autonomo.
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Il controllo del Fisco, a carico di un titolare di partita IVA, può sfociare come sopra accennato nell’inoltro di un avviso di accertamento. In tal caso, il titolare di partita IVA dovrà attivarsi per dimostrare che la pretesa del Fisco non è legittima. E questo inviando dati e documentazione tale da far valere le proprie ragioni.
Se invece la pretesa del Fisco è legittima, allora al titolare di partita IVA non resterà che aderire spontaneamente all’accertamento e pagare il dovuto. Beneficiando in tal caso anche in una riduzione delle sanzioni. Ed evitando, inoltre, l’avvio di un contenzioso.
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