Pensioni: quando 18 anni di contributi aumentano l’assegno

La carriera di un lavoratore è molto importante per maturare una pensione dignitosa, lo era nel sistema retributivo e lo è anche nel sistema contributivo. L’incrocio di questi due sistemi è quello che oggi viene adottato in sede di calcolo della pensione per la stragrande maggioranza dei cittadini.

Infatti solo chi ha iniziato a lavorare nel sistema contributivo (dopo il 1995), ha diritto ad un calcolo basato sul montante dei contributi versati e non sulle retribuzioni.  Certo, ci sono anche i lavoratori cosiddetti optanti, che scelgono misure e opportunità per uscire anticipatamente con misure che obbligano ad accettare un calcolo meno favorevole della pensione. Ma la maggior parte hanno diritto al calcolo misto.

Ma per tutti questi, 18 anni di contributi versati prima o dopo una determinata data possono fare la differenza in termini di pensione.

Le pensioni con il sistema misto, come funziona il calcolo

Andare in pensione nel 2022 per nove lavoratori su dieci significa andarci con una pensione calcolata con il sistema misto. Di fatto l’importo della pensione viene calcolato con il sistema misto, in parte retributivo ed in parte contributivo.

Come è noto il metodo retributivo si basa essenzialmente sulle retribuzioni degli ultimi anni di carriera. Invece il sistema contributivo si basa sui contributi versati durante la carriera, cioè sul montante contributivo.

Questo montante contributivo è il salvadanaio dove un lavoratore accumula tutti i versamenti durante la carriera. Dal montante, opportunamente rivalutato, passato per dei coefficienti di trasformazione che sono tanto più favorevoli al pensionato quanto più in avanti con gli anni ci si pensiona, esce fuori la pensione spettante.

Nel sistema misto, in base alla carriera prima del 1996, si determina la parte di carriera che andrà poi trattata in termini di pensionamento, con uno dei due sistemi e la rimanente parte che andrà trattata con l’altro.

Perché 18 anni di versamenti prima della riforma Dini possono valere di più

Con l’avvento della riforma Fornero, dal 2012, è stato stabilito che i soggetti che hanno una carriera lunga almeno 18 anni al 31 dicembre 1995, possono godere del favorevole calcolo retributivo della pensione fino al 2012. Per contro, chi invece ha una carriera inferiore a questi 18 anni, alla stessa data, gode del calcolo retributivo solo fino al 31 dicembre 1995.

Una differenza notevole, di 17 anni che può andare ad incidere in maniera notevole sul rateo di pensione. A tal punto che per chi si trova con pochi anni di differenza rispetto alla soglia dei 18 anni, non è azzardato suggerire di verificare la presenza di eventuali periodi da riscattare per poter arrivare alla fatidica soglia.

Va ricordato infatti che i 18 anni sono quelli a qualsiasi titolo versati. E per questo che anche quelli da riscatto potrebbero essere utili, anche se prevedono l’esborso di una determinata cifra. Va sottolineato che non si possono  utilizzare i contributi volontari che guardano solo al futuro e non al passato. Non si possono usare versamenti volontari per i periodi passati.

Esempi pratici di calcolo della pensione nel misto

Come già detto, possono essere notevoli le differenze in termini di assegno previdenziale tra sistema retributivo e sistema misto. Ne è la prova ciò che accade alle lavoratrici optanti. Sono quelle che scelgono opzione donna con uscite a 58 o 59 anni rispettivamente per lavoratrici dipendenti e lavoratrici autonome.

Un esempio pratico riguarda queste lavoratrici che per uscire dal lavoro a quelle età (con finestra di 12 mesi), devono maturare 35 anni di contributi e scegliere il ricalcolo contributivo della prestazione. Un sistema che produce per chi ha più di 18 anni di carriera antecedenti il 1° gennaio 1996, un taglio medio di assegno tra il 20% ed il 30%.

Perché il sistema contributivo della pensione penalizza i pensionati

Evidente che il sistema contributivo sia meno vantaggioso, e non di poco. La pensione nel misto si divide come detto,  in due quote, una retributiva ed una contributiva. La quota retributiva è costituita da una media delle retribuzioni percepite, soprattutto negli ultimi anni di carriera.

Detta media vale  circa il 2% per ogni anno di carriera svolto. Diverso il meccanismo del sistema contributivo,  perché si accantona una quota dello stipendio mensile. Nello specifico, il 33% della Retribuzione Annua Lorda (RAL). Questi accantonamento vengono poi rivalutati ogni anno che passa fino alla data in cui questi versamenti si utilizzano per la propria pensione.