In questa rapida guida andremo a scandagliare quali sono i rischi che si corrono nel caso di residenza falsa dichiarata. Scopriamolo assieme nei prossimi paragrafi.
Possono essere vai e svariati i casi in cui si dichiara residenza falsa, per esempio può capitare di fornire la residenza al controllore dell’autobus nel momento in cui chiede le generalità del passeggero beccato senza biglietto; oppure si possono fornire dati falsi al poliziotto nel corso di un controllo; od ancora si può dichiarare una falsa residenza all’ufficio dell’anagrafe comunale allo scopo di ottenere benefici o agevolazioni fiscali.
E quindi, cosa si rischia in questi casi? Scopriamolo nei prossimi paragrafi della guida.
Innanzitutto, partiamo col dire che il luogo di residenza è quel luogo dove il soggetto dimora abitualmente, quindi dove esso vive per gran parte dell’anno. Pertanto non si può dichiarare al Comune o al pubblico ufficiale una residenza in un luogo dove non si abita o si abita solo durante limitati periodi temporali (come per esempio la casa delle vacanze).
Ogni cittadino è libero di fissare la propria residenza dove vuole a patto però che quella costituisca anche la sua dimora abituale.
La falsa residenza è pertanto quella fissata in un immobile, anche se non di proprietà del soggetto in questione, ove non si è reperibili.
Possiamo dire che non si è obbligati a dare il proprio indirizzo di residenza ai privati e che non si rischia nulla se si fornisce un indirizzo non veritiero, ma è necessario fornire i propri dati ufficiali al proprio datore di lavoro, ad esempio.
Per quanto è vero che dare una falsa residenza a un privato non integra un reato, ciò potrebbe però costituire un elemento per ravvisare gli estremi di una truffa contrattuale.
Ad esempio, se pensiamo ad un venditore sul web che, prima di concludere il contratto, fornisce all’acquirente un indirizzo di residenza falso, allo scopo di rendersi difficilmente rintracciabile. Tale comportamento è votato alla non rintracciabilità e quindi di non adempiere al proprio obbligo.
Ancora, altrettanto grave è quando si dà una falsa residenza al controllore dell’autobus che debba identificare il passeggero senza biglietto o ad un carabiniere o un poliziotto che abbia fatto esplicita domanda al cittadino. In questi casi si commette reato di falso. C’è quindi il rischio di subire una denuncia penale e di poter essere punito con la reclusione da 3 mesi a 2 anni.
In ultimo, ma non ultima, vi è ancora una ipotesi di falsa indicazione di residenza, ed è quella che può essere fornita in un’autocertificazione diretta ad un ufficio pubblico (come ad esempio la Motorizzazione o il Pra). Pure in questo specifico caso, il reato contestato potrà essere quello di falso ideologico in atto pubblico.
Invece, ai fini del rinnovo del permesso di soggiorno, la falsa dichiarazione del luogo di residenza non va a costituire irregolarità formale, ma è da ritenersi circostanza assolutamente dirimente nel senso di imporre il rigetto dell’istanza di rinnovo del permesso di soggiorno, non andando a rilevare, in quanto successive alla adozione del permesso, eventuali sopravvenienze.
Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile e necessario da sapere in merito ai rischi e alla casistica del dichiarare una falsa residenza.
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