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Donazioni tra parenti e tracciabilità: vanno dichiarate?

Donazioni, una materia assai particolare. Ricevere dei soldi da un parente prevede l’obbligo di dichiararli? Una domanda che molti si pongono soprattutto in questi periodi di banche dati, pagamenti tracciabili, limite al contante e spesometro.
Non è la tassazione di queste donazioni che viene messa in discussione, quanto piuttosto l’obbligo di dichiarare la provenienza del soldi che finiscono sul conto di un contribuente ed elargiti da un parente.
Vediamo di approfondire bene la materia entrando nel dettaglio di ciò che bisogna fare quando si ricevono soldi in donazione.

Le donazioni vanno dichiarate?

Una cosa che tutti sanno oggi è il rischio che di ha nello spendere soldi, nel comperare qualcosa che può insospettire il fisco perché considerata troppo costosa rispetto a redditi dichiarati e patrimoni posseduti.
E lo stesso metro di sospetto di materializza sui risparmi, perché riuscire a mettere soldi da parte se non di dichiarano guadagni rilevanti, potrebbe essere pericoloso.
Il grande fratello del fisco italiano è completamente in atto. Nulla sfugge all’occhio lungo del fisco. E c’è gente quindi che è impaurita perfino sullo spendere i propri soldi, o sul risparmiarli.
E perfino le donazioni di un genitore o di qualsiasi altro parente mettono seri dubbi su chi li riceve.
Dubbi che riguardano eventualmente, l’obbligo di tracciabilità delle donazioni o il rischio di finire sotto la lente dei controlli fiscali sulle donazioni.
Un regalo da parte dei parenti come deve essere affrontato?
Il principio basilare è che il contribuente che riceve danaro, deve dimostrare che si tratta di somme che non possono essere assoggettate a tassazione in quanto frutto di una donazione.

Donazioni in danaro, come comportarsi

Più facile dimostrare la provenienza dei soldi da un regalo, se questo viene effettuato con assegno, bonifico, carta di credito o con qualsiasi altro strumento tracciabile. Diverso il caso di donazioni in contanti. E sono queste le due vie per donare soldi ad un figlio, ad un nipote o a qualsiasi altro parente.
Va ricordato che anche una donazione in denaro è assoggettata al limite all’utilizzo del contante. Dopo l’ok ad un emendamento correttivo al decreto Milleproroghe, il tetto all’utilizzo del contante è stato riportato a 2.000 euro. L’abbassamento della soglia a 1.000 euro infatti, slitta al primo gennaio 2023.
Questo vuol dire che se la donazione è superiore a 2.000 euro questa è da effettuarsi utilizzando uno strumento tracciabile.
Di rischia una multa se gli scambi di danaro, anche tra parenti, vengono effettuati in contanti. E sono multe pesanti, che vanno da 1.000 a 50.000 euro.

Una materia assai particolare

Il fatto che di possano ricevere fino a 1999 euro in contanti, senza rischiare sanzioni, va riportato al fatto che questo soldi finiscono in una operazione di acquisto di un qualcosa fuori portata per chi la effettua. Infatti se i soldi di una donazione, anche superiore al tetto del contante, vengono detenuti in casa e non spesi, o spesi poco alla volta, non lasciano traccia. E nessun rischio si può materializzare.
Se invece di acquista qualcosa che finisce sotto osservazione da parte d fisco, ecco che i problemi possono essere molteplici.
Occorrerebbe dimostrare la donazione, cosa difficile e praticamente impossibile. E se anche si arrivasse a testimonianze o simili, ecco che scatterebbero le sanzioni.

Donazioni tracciabili, occhio comunque

Diverso il caso della donazione effettuata con strumenti tracciabili. In questo caso se il denaro viene versato in banca, il fisco può accedere la spia rossa. A primo impatto infatti, a versamento sopraggiunto è ipotizzabile che io fisco considera tale somma come imponibile.
In questo caso il fisco potrebbe assoggettare tali somme all’Irpef considerandoli redditi. E nella migliore delle ipotesi potrebbe Fare scattare in accertamento, chiedendo spiegazioni sulla provenienza delle somme.
B. A.

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B. A.
Tags: donazioni

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