Caro gasolio continuano a crescere i prezzi, aumentano anche i soggetti in difficoltà, e adesso tocca anche ai pescherecci.
Sono giorni difficili, tra la crisi del settore energetico e gli effetti Ucraina e la guerra in corso. In molti settori dell’economia italiana gli operatori hanno avuto difficoltà nel far fronte alle difficoltà. Scuola, operatori sanitari, panettieri, tutti hanno dimostrato insofferenza ai continui rincari. Nei giorni scorsi anche i camionisti hanno bloccato intere tratte di autostrade per protestare contro l’aumento del costi da sostenere.
Ed oggi a scendere in campo sono anche i pescherecci. Anche loro hanno minacciato uno sciopero pari ad una settimana. I pescherecci per andare in mare e portare il pescato sulle nostre tavole, hanno bisogno di portare i loro mezzi in mare. E per muoverli ovviamente hanno bisogno del gasolio, che anche questo sta crescendo. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consiste la protesta e da chi è stata promossa.
La decisione di iniziare uno sciopero è stata comunicata dall’Associazione produttori Pesca, durante una riunione avvenuta nella Marche. Tuttavia si è trattata davvero di un’assemblea che ha coinvolto circa l‘80% dei rappresentanti delle marinerie italiane.
“Il caro gasolio non permette più di sostenere l’attività di pesca e il comparto ha deciso di fermarsi”. Queste le parole dell’Associazione produttori Pesca al termine dell’incontro e dopo aver proclamato lo stato di agitazione del settore. Un incontro con il ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali è stato comunque fissato per il prossimo mercoledì 9 marzo a Roma. Nel frattempo si attende un forte contraccolpo sulla disponibilità e sul prezzo del pescato in tutti i mercati italiani.
Fare il pieno anche per le barche è diventato un salasso. E i pescatori di tutta Italia si sono riuniti per un fronte comune, uno sciopero nazionale che partirà da domenica. Purtroppo il carburante è sempre in aumento. E dietro queste difficoltà, ci sono delle famiglie che cominciano a fare i conti con il fine mese.
Facendo due conti, per capire la situazione anche sul nostro pescato. Prima della pandemia il gasolio era a 30 centesimi al litro. Mano mano il costo è aumentato ed a arriva a più di 1 euro e 10 centesimi. A conti fatti di parla di un rincaro del triplo rispetto a due anni fa. In altre parole una barca che prima consumava 1.000 euro, oggi ne consuma 2.500 euro. E come sempre accade, questo potrebbe ribaltarsi sul consumatore finale e comprare il pesce potrebbe diventare un lusso. Ma i pescatori non vogliono questo e provano a metterci una pezza, vedremo i risultati.
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