Uscita per le pensioni nel 2022 e nel 2023, cosa cambia in base all’anno di nascita, misura dopo misura tutte le occasioni.

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Andare in pensione è un obbiettivo comune a tutti i lavoratori. La stanchezza accumulata durante gli anni di lavoro merita il giusto riposo e le pensioni sono lo strumento. E non sono poche le strade che portano alla quiescenza oggi vigenti e in via di inserimento nel sistema con il governo che lavora ad una profonda riforma.

Ogni anno di nascita coincide con diverse possibilità di uscita dal lavoro, naturalmente partendo da quella canonica della pensione di vecchiaia. L’anno di nascita è tremendamente importante se solo si pensa a cosa è accaduto tra dicembre 2021 e gennaio 2022, a cavallo della chiusura di quota 100 e dell’apertura di quota 102. Tra l’altro sembra proprio che con quota 102 rischiamo di dover fare i conti anche nel 2023, visto che l’emergenza in Ucraina collegata alla continua emergenza pandemica sta cambiando le priorità del governo.

La pensione nel 2022, in uscita i nati nel 1955, ma non solo

Se c’è una generazione di persone che possono accedere alla pensione nel 2022 sono i nati nel 1955. A questi lavoratori la pensione viene assegnata al compimento di 67 anni di età, a partire dal primo giorno del mese successivo a quello del compleanno. Servono però almeno 20 anni di contributi. Ma solo se sono i primi versamenti sono stati accreditati prima del 1996. Infatti per chi ha iniziato la carriera dopo, ad età e contributi occorre aggiungere una pensione pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale, più o meno vicina a 701 euro al mese.

E proprio l’assegno sociale è ciò che possono prendere i nati nel 1955 privi dei 20 anni di contributi versati o che non riescono ad ottenere una pensione come quella prima citata.

A 66 anni, cioè per i nati nel 1956, le vie di uscita sono tante, e come è evidente, significa uscire un anno prima rispetto alla pensione di vecchiaia che per loro scatterebbe nel 2023. Ci sarebbe l’Ape sociale, Opzione donna, la pensione anticipata contributiva, quella ordinaria, la pensione di vecchiaia con invalidità pensionabile, la quota 41 e appunto la nuova quota 102.

Ogni misura si applica a diversi lavoratori, vuoi per via dei diversi requisiti che ognuna di esse prevede e vuoi per una differente data di nascita.

La pensione per chi è nato dopo il 1955

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Per accedere alla pensione in anticipo rispetto a quella di vecchiaia il sistema offre diverse strade. Si va da un anticipo minimo di un anno, come abbiamo detto per i nati nel 1956, ad anticipi a due cifre, perché nel 2022 e 2023, già con le misure di oggi, potrebbero trovare il pensionamento alcuni nati nel 1966.

Con l’Ape sociale per esempio, nel 2022 usciranno i nati tra il 1956 e il 1959, cioè dai 63 anni che è l’età minima di uscita, ai 66 anni di chi non vuole aspettare il 2023 per la pensione di vecchiaia ordinaria. Servono 30 anni di contributi per disoccupati, invalidi e caregivers, 32 anni per edili e ceramisti, e 36 anni per tutte le altre attività di lavoro gravoso previste. Servono numerosi altri requisiti specifici in base alla categoria, come per esempio l’attività gravosa che deve essere stata svolta per 6 degli ultimi 7 anni o per 7 degli ultimi 10 anni.

La misura scade nel 2022, il 31 dicembre prossimo e non è detto che nel 2023 questa sarò confermata. Per le donne a partire dalle nate nel 1964 e quindi fino alle nate nel 1966, si può sfruttare opzione donna. Infatti l’età minima di uscita per questa misura è pari a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 per le autonome. Insieme all’età minima occorre aver maturato 35 anni di contributi versati. Tutti e due i requisiti erano da completare entro la fine del 2021.

Alcune misure non prevedono limiti di età per le pensioni

A partire dai nati nel 1966, o meglio, dalle nate in tale anno, esiste una misura che permette, con invalidità pensionabile all’80%, di accedere alla pensione con solo 20 anni di contribuzione versata. Si chiama pensione di vecchiaia anticipata con invalidità, che per le donne nel 2022 riguarda le nate tra il 1956 ed le nate nel 1966, mentre per gli uomini dal 1956 al 1961.

C’è poi la pensione anticipata contributiva, destinata a lavoratori con una carriera intera in epoca contributiva. Infatti il primo dei 20 anni di contributi necessari deve essere stato versato dopo il 31 dicembre 1995. La misura parte dai 64 anni, prevede un assegno minimo di almeno 2,8 volte l’assegno sociale e riguarda i nati tra il 1956 ed il 1958. Stessa platea per la quota 102, solo che ai 64 anni di età minima richiesta, occorre aggiungere una carriera di almeno 38 anni di versamenti. Le pensioni con quota 102 sono la soluzione del governo alla fine di quota 100.

Dalle pensioni anticipate ordinarie alla quota 41 per tutti

Esistono poi due misure completamente distaccate da limiti anagrafici. Nello specifico sono quota 41 precoci e pensione anticipata ordinaria. La prima ha una platea identica all’Ape sociale, se non fosse per i lavori gravosi che sono solo 15 categorie per la quota 41 mentre per l’Ape sociale sono molte di più. Inoltre serve che almeno uno dei 41 anni di versamenti siano sopraggiunti prima dei 19 anni di età, anche se non continui.

Per la pensione anticipata ordinaria invece, sempre senza limiti di età la pensione si centra con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne. Ipotizzare che grazie ad una qualsiasi di queste misure si possano aprire le porte alla quiescenza nel 2022 a chi è nato dopo il 1966 è davvero esercizio azzardato. Significherebbe, anche solo per la quota 41, aver iniziato a lavorare prima dei 15 anni di età ed avere avuto una continuità lavorativa straordinaria. Una continuità tale da averlo portato a 56 anni a poter già accedere alla pensione. Davvero complicato, in un sistema dove per le pensioni i problemi sono davvero tanti e partono dal mondo del lavoro.

Informazioni su B. A. 335 Articoli
Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.