Sconto in fattura e componente finanziaria, come di considera per il Superbonus 110%

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Per fruire dei vantaggi del Superbonus esistono tre strade. L’utilizzo diretto del credito di imposta risultante, la cessione del credito e lo sconto in fattura. Il Superbonus al 110% è senza dubbio alcuno una delle misure fondamentali sia per il rilancio del settore edilizio e di tutta la filiera, che per i contribuenti. Proprio le varie vie per goderne dimostrano l’importanza del benefit e perché il governo ha deciso di investire molto in materia. Oggi approfondiamo la materia dello sconto in fattura. Tra le tre strade sicuramente quella maggiormente utilizzata per lavori però di importo non troppo elevato.

Lo sconto in fattura permette di godere del Superbonus direttamente nel momento del pagamento della prestazione. La cessione del credito invece è semplicemente l’opzione che consente di cedere ad un soggetto terzo come la banca o come il professionista stesso, il credito di imposta. La via normale invece è quella di iniziare i lavori, pagare il corrispettivo, e scaricare dalle tasse il bonus ottenuto nelle annualità successive di dichiarazione dei redditi.

Sconto in fattura, l’abc di tutte le regole

La cessione del credito e lo sconto in fattura, come già ampiamente detto, sono due modalità alternative utili a fruire della detrazione o del credito di imposta spettante per il Superbonus 110%. Parliamo del bonus introdotto dal governo e recentemente prorogato, per alcuni interventi di manutenzione straordinaria di un immobile, o di ristrutturazione dello stesso o ancora di efficientamento energetico. Fu l’articolo n° 121 del decreto legge n° 34 del 2020 a varare questo maxi inventivo che porta gli interessati a recuperare il 10% in più di quanto speso. Un Superbonus valido ancora nel 2022 dopo le proroghe decise dai legislatori.

Il beneficio fiscale del Superbonus e la cessione al professionista

Il beneficio fiscale che permette di scaricare dalle tasse la spesa sostenuta e il surplus concesso, presenta delle criticità. Basti pensare al fatto che chi è interessato dalle opere sugli immobili prima citate, deve anticipare i soldi dei lavori e poi godere delle detrazioni. Essendo un credito di imposta vanno considerati i casi di incapienza, che possono portare qualcuno a non godere appieno delle agevolazioni anche se spettanti. Per questo le vie alternative quali lo sconto in fattura o la cessione del credito sono molto utilizzate.

Significa spostare il rischio derivante da un credito di imposta che va spalmato su più anni, in capo ai professionisti e autonomi che accettano di applicare immediatamente lo sconto in fattura. Se le questioni di capienza fiscale sono un serio problema, lo sono altrettanto quelle di imposizione fiscale. Molti si chiedono se il concedere lo sconto in fattura preveda una imposizione fiscale maggiore per i professionisti che offrono questa soluzione agli interessati.

Come funziona lo sconto in fattura per il professionista

La legge prevede che con lo sconto in fattura viene concesso al professionista un beneficio di importo uguale alla detrazione spettante e anche uguale al corrispettivo pagato dal cedente.

Un professionista che concede lo sconto in fattura per un lavoro da 1.000 euro, si troverà in questa condizione. Il corrispettivo fatturato compreso Iva di 1.000 euro da diritto ad un credito di 1.100 euro. A quel punto il professionista potrà cedere il credito a sua volta ed in misura pari a 1.100 euro. Oppure in alternativa, sfruttarlo da solo con le sue dichiarazioni dei redditi, magari in rate annuali di pari importo (fino a 5 anni). Il dubbio riguarda i 100 euro in più goduti. Devono essere assoggettati a tassazione o no?.

Non si tratta di soldi in più incassati ma solo di un credito fiscale per via del Superbonus

Un dubbio lecito dal momento che il professionista beneficia di fatto  di un credito aggiuntivo e quindi di un inferiore versamento delle tasse. Ma è un rischio che non va considerato. Il motivo riguarda la natura di queste 100 euro. Sono uno sconto di natura finanziaria. Non si tratta di soldi effettivi che possono percepire i professionisti. Infatti è sono una componente finanziaria che non è assoggettabile ad ulteriore tassazione. In pratica, la 100 euro altro non è che una specie di interesse calcolato per chi deve incassare il credito in maniera differita. In effetti anche il professionista che per esempio sconta in fattura tutti i 1.000 euro del lavoro, di fatto non incassa soldi, ma utilizza il corrispettivo come sconto dalle tasse da versare successivamente e fino a 5 anni. Inoltre, la 100 euro di differenza è esenta da Iva dal momento che questa potrà essere calcolata solo sui 1.000 euro di valore della prestazione e non sul surplus.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.