Serve il conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva? Oppure i lavoratori autonomi, i piccoli imprenditori e i professionisti possono lavorare senza avere un conto corrente da utilizzare esclusivamente per la propria attività? È questa una delle questioni di maggiore interesse nel momento in cui si voglia avviare una attività in proprio, professionale, autonoma o imprenditoriale. Oppure se tale obbligo si generi in un qualsiasi altro momento di svolgimento della propria attività. Oltre a tutti gli adempimenti da ottemperare all’Agenzia delle entrate, all’Inps, alla Camera di commercio, si deve avere anche un conto corrente dedicato? Oppure, almeno nella fase iniziale si può utilizzare il proprio conto corrente?
In realtà, per rispondere alla domanda se sia obbligatorio o meno avere un conto corrente dedicato all’apertura della partita Iva, non esiste alcun vincolo per le partite Iva e per i lavoratori autonomi. Si tratta di una facoltà che, peraltro, potrebbe avere anche dei vantaggi. Così non avveniva in passato. Infatti, nel 2006 il decreto Bersani stabiliva l’obbligatorietà, in capo a tutte le partite Iva, di possedere un unico conto corrente, in banca o alle poste, da dove far passare tutte le somme relative all’attività autonoma. Il decreto Bersani è stato superato nel 2008 e il conto corrente dedicato è rimasto una facoltà per professionisti e partite Iva. Anche se, come avviene in tutti gli ambiti, il conto corrente esclusivo per l’attività economica rappresenta un deterrente a commettere illeciti ed evasioni fiscali.
Secondo la disciplina attuale, l’obbligo del conto corrente dedicato per le partite Iva sussiste solo in specifiche situazioni. Ovvero, per i soggetti che hanno la partita Iva in contabilità ordinaria. E dunque, anche tutte le società di capitali, a prescindere dal volume annuale dei ricavi e da quanto tempo siano attive, devono possedere uno o più conti correnti dedicati per avere un quadro comprensibile e univoco dei flussi finanziari in uscita e in entrata della propria attività.
Per le partite Iva individuali, per le società di persone e le società di professionisti, tutti in regime di contabilità ordinaria, l’obbligo del conto corrente dedicato sussiste solo nel momento in cui si superino specifici limiti di fatturato all’anno. Tali limiti sono nell’ordine di 400 mila euro o di 700 mila euro a seconda del codice Ateco.
Avere un conto corrente dedicato comporta per i lavoratori autonomi e per le partite Iva anche dei vantaggi. In primo luogo, la possibilità di avere una separazione netta tra i movimenti in entrata e in uscita relativi alla propria sfera personale e quelli relativi alla propria attività o professione. Con un conto corrente dedicato la gestione dei movimenti, inoltre, risulta più fluida e ordinata. E soprattutto si hanno sotto controllo i costi sostenuti per portare avanti la propria attività.
Inoltre, il conto corrente dedicato dei lavoratori autonomi e delle partite Iva permette all’Agenzia delle entrate di effettuare in maniera più agevole i controlli fiscali relativi all’attività. Risultano, peraltro, più agevoli i pagamenti dei modelli F24 relativi alle tasse e alle imposte rientranti nell’attività. E le somme non passano da quello che rappresenta il conto corrente personale.
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