Malattia ed attività lavorativa: ecco cosa rischia chi è assente ma lavora altrove

La malattia di un lavoratore dipendente è tutelata per legge. Esiste la relativa indennità ma il lavoratore assente non è esente da obblighi. Il più comune è quello di essere reperibile alla visita fiscale nelle fasce orarie prestabilite. Ma c’è anche l’obbligo di non adottare comportamenti ed iniziative che pregiudichino la guarigione dalla patologia da cui è scaturito il periodo di malattia.

Altro lavoro durante le assenze per malattia

Una domanda che molti si pongono è se un lavoratore dipendente in malattia, escluse le ore dedicate all’eventuale reperibilità per visita fiscale, può lavorare. In pratica, la domanda è se un lavoratore può svolgere un’altra attività lavorativa durante i giorni di assenza per malattia dal suo posto di lavoro. La cosa da dire immediatamente è che se uno è ammalato, a tal punto da non poter andare a lavorare come al solito, non potrà svolgere altre attività lavorative differenti, anche se al di fuori dell’orario della visita fiscale. Ma occorre dire anche che non è solo il lavoro ad essere negato. Infatti non si può nemmeno praticare per esempio, uno sport. Il lavoratore assente per malattia non può la sera andare a giocare a calcetto con gli amici per esempio.

Questo perché si tratta di attività che possono mettere a repentaglio la più celere guarigione del lavoratore con tanto di reintegro nella postazione lavorativa. In pratica, che siano attività lavorative o extra-lavorative non cambia nulla. C’è il rischio concreto di essere licenziati.

Alcune sentenze salvaguardano il lavoratore

A dire il vero, anche se la legge appare rigida da questo punto di vista, la sua applicazione in materia di cessazione del rapporto di lavoro per eventi come quelli prima citati, non è altrettanto rigida. Molte volte dei licenziamenti sono stati bocciati da parte dei Tribunali perché mancavano le prove da parte del datore di lavoro. Non le prove che il lavoratore in malattia la sera era andato a giocare a calcetto. Ma le prove secondo le quali il lavoratore aveva messo a repentaglio la guarigione. Il nodo fondamentale è sempre quello della guarigione. Infatti pur se assente per malattia, un lavoratore ha tutto il diritto di svolgere le altre attività che la vita offre, sia ludiche che lavorative.

La malattia può essere tale da impedire al lavoratore di presentarsi al posto di lavoro, ma non tale da permettergli di dare sfogo ad un suo hobby per esempio, o di effettuare altri lavori, anche se in quest’ultimo caso occorre verificarne la fattibilità in base ai contratti collettivi.

La prova è a carico del datore di lavoro

Deve sempre essere il datore di lavoro a provare con assoluta certezza, che l’attività svolta dal lavoratore mentre era in malattia, ha pregiudicato la sua guarigione. Se infatti la partita di calcetto ha provocato il prolungamento della malattia del lavoratore, con pregiudizio nei confronti del datore di lavoro stesso, allora il licenziamento può essere attuabile. Ma è una prova piuttosto difficile da produrre. Anche perché ogni malattia è differente così come sono differenti le mansioni da lavoratore a lavoratore. La presenza sul posto di lavoro può essere ammissibile per un lavoratore adibito a determinate mansioni così come può essere inammissibile per altri. Ed allo stesso modo una attività extra può essere pregiudizievole sulla guarigione di un lavoratore, ma può non esserlo per un altro, perché molto dipende dalla patologia scatenante la malattia stessa.

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Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.