Shrinkflation, così si prende in giro il consumatore finale

Shrinkflation è la tecnica di marketing che prende un po’ in giro il consumatore, senza che lui se ne renda conto, ecco la curiosità.

Shrinkflation, il restringimento che non tocca il prezzo

Lo Shrinkflation è una tecnica di marketing che tradotta in italiano significa restringimento. Una misura che sta tornando sempre più di moda, visto i prezzi delle materie prime che continuano ad aumentare. Sia per colpa degli effetti della guerra in Ucraina sia per le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19, stiamo assistendo ad una crescita dell’inflazione a livello mondiale. E le aziende devono spesso cercare di ridurre i costi di produzione, se vogliono restare sul mercato. Quindi un’azione che viene scelta proprio per raggiungere questo obiettivo, ma che non piace al consumatore finale, ed ecco il perché.

Il processo di Shrinkflation si traduce in una riduzione in termini di dimensioni, quantità e qualità di prodotto, ma il prezzo rimane invariato. Addirittura in alcuni casi aumenta. La parola comunque nasce dalla fusione di due parole restringimento e inflazione. Proprio perché all’aumento generale del livello dei prezzi (inflazione) le aziende rispondono con una restrizione del loro prodotto sul mercato. Le aziende che lo applicano possono così aumentare il margine operativo e la redditività riducendo i costi di produzione. Ma cos’ facendo si può evitare di aumentare il prezzo del prodotto.

Perché questa scelta non piace ai consumatori?

Se da una parte la scelta dell’applicazione dello Shrinkflation piace alle imprese, dall’altra parte non piace ai consumatori. Il motivo è davvero molto semplice ed intuitivo. Il prezzo che con cui si compra il prodotto è invariato, ma dentro il suo quantitativo è ridotto, oppure lo standard qualitativo si è abbassato.

Facciamo un esempio per essere più chiari. Fino a ieri si è comprato una confezione di biscotti da 1 kg a 3 euro, magari i biscotti con cui si fa colazione. Dopo qualche giorno, occorre riacquistarli, si va al supermercato, la confezione è uguale, ma dentro invece di un chilo, ci sono 800 grammi di biscotti. Il cliente a volte non se ne accorge nemmeno, anche se l’azienda scrive sulla confezione la riduzione del quantitativo, proprio perché tutte le altre condizioni rimangono invariate. Ma attenzione, perché il cliente quando se ne accorge potrebbe sentirsi preso in giro, e nei casi peggiori, decidere di rivolgersi alla concorrenza.

Alcuni esempi di Shrinkflation usati da grandi marchi

Sembra che lo Shrinkflation è particolarmente applicata in alcuni settori merceologici come: zuccheri, dolciumi, biscotti, miele, cioccolato, bibite, latte, formaggi e creme spalmabili. Nella storia sono molte le aziende che hanno utilizzato questa tecnica, ad esempio:

  • Nel 2010, Kraft ha ridotto la sua barretta di Toblerone da 200 g a 170 g.
    Barretta di cioccolato Toblerone più vecchia.
    Barra Toblerone più recente con spazi più ampi tra i picchi;
  • Il caffè venduto in sacchi da 1 libbra (453,6 g) si è ridotto a 400 g o meno negli anni ’80
  • Le bustine di tè Tetley sono vendute in scatole da 88 invece di 100;
  • Nestlé ha ridotto la confezione di After Eight Mint Chocolate Thins da 200 g a 170 g;
  • I Crunchie di Cadbury sono stati venduti in confezioni da tre invece di quattro.
  • Nel 2003, Dannon ha ridotto i suoi contenitori di yogurt da 8 once a 6 once;
  • Nel gennaio 2009, Häagen-Dazs ha annunciato che avrebbe ridotto le dimensioni dei loro cartoni di gelato negli Stati Uniti da 16 US fl oz (470 ml) a 14 US fl oz (410 ml).

Come difendersi dallo Shrinkflation?

Immersi dai problemi giornalieri, il cliente non si rende conto dello Shrinkflation. Ma prestare attenzione alle confezioni, al peso e a quello che si mangia può salvarci dallo Shrinkflation. A volte il cambio improvviso di un packging può essere dovuto all’applicazione di questa tecnica. Ma è ancora peggio, quando invece la confezione rimane uguale ma dentro il prodotto è quantitativamente minore.

Ciò che può difendere il consumatore da questa raggiro, non è altro che la conoscenza del prodotto. Quindi magari cominciare anche a provare più prodotti similari, può permettere più facilmente di passare da un marchio all’altro. Ma anche la qualità, spesso piccole aziende di produzione locale permettono di avere prodotti sani e con un buon rapporto qualità prezzo.

Oggi il cliente è sempre più consapevole delle sue scelte. Ha la capacità di reperire in fretta delle informazioni. Ma anche di aggiornarsi e capire la qualità del prodotto. Pertanto se qualche tempo fa applicare lo Shrinkflation, da parte delle aziende, era un pò più semplice, adesso si deve fare i conti con la maggiore informazione ed attenzione del consumatore finale che può così spostare più in fretta la scelta su cui fare ricadere i propri acquisti.

Francesca Cavaleri

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