Statali incassato il si per il rinnovo dei contratti nazionali. Ma non è tutto possibili aumenti, in busta paga, già dal mese di maggio.
Il posto statale è sempre quello più richiesto dagli italiani. Anche se sembra quello più lento ad aggiornarsi dal punto di vista del rinnovo contrattuale. Ma finalmente, dopo tre mesi di attesa, il Ministero del Tesoro ha dato il suo consenso per il rinnovo del contratto dei dipendenti delle Funzioni centrali. Un accordo che in realtà è stato firmato il 5 gennaio 2022, ma che trova attuazione solo adesso. Ci sono voluti ben 3 mesi, ma adesso sembra che le cose si siano sbloccate.
Tuttavia oltre al rinnovo contrattuale sono previsti degli aumenti lordi tra i 63 e i 117 euro mensili. L’importo varia a seconda dell’inquadramento del dipendente statale già nel suo attuale contratto di lavoro. Dunque gli aumenti così previsti potrebbero arrivare, nelle buste paga, già dal mese di maggio 2022. Ma questo dipende che anche dalla velocità con cui il prossimo consiglio dei ministri darà la sua approvazione. Anche perché il testo dovrà passare dalle mani della Corte dei Conti. Vedremo quindi l’iter finale dell’accordo.
Se arrivano buone notizie per il settore pubblico, cosa si dice sul mercato del lavoro in generale nel nostro Paese? Secondo il Ministero del lavoro sono stati attivati circa 560.000 posti di lavoro tra il 2020 e il 2021. Mentre nel biennio 2018-2019 sono stati 605.000 i posti attivati. Ma con un tasso di crescita che sta tornando ai livelli del pre Covid. Anche se si tratta in prevalenza di contratti a tempo determinato. Fatica ancora un pò quelli di tipo indeterminato, che comunque sembrano crescere in questi ultimi mesi.
I settori in cui si registrano maggiori assunzioni sono quelli legati alle costruzioni, mentre turismo e manifatture sembrano ancora patire gli effetti della pandemia. Purtroppo sembra che gli uomini sono quelli più occupati. Il lavoro risulta ancora essere sfavorevole per le donne, nonostante siano ben il 42% della forza lavoro totale. Ma solo un posto su tre va, a tempo indeterminato, ad una lavoratrice. Ma passata la pandemia, le imprese devono fare i conti con gli effetti, della guerra Russia- Ucraina, sperando che non ci siano ripercussioni sul mercato del lavoro.
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