Fondi pensione PEPP: dall’Unione Europea un nuovo strumento previdenziale

Il nostro ordinamento tende a favorire forme di previdenza complementare, soprattutto in seguito all’introduzione di nuovi sistemi di calcolo della pensione che prevedono di fatto importi minori. Proprio in forza di tale principio, il Consiglio dei Ministri n° 76 ha approvato la bozza di decreto legge per il recepimento della direttiva UE n 1238 del 2019 che prevede l’introduzione del PEPP, cioè un fondo previdenziale a contribuzione volontaria. Ecco nel dettaglio cosa sono i Fondi pensione PEPP.

Cosa sono i fondi pensione PEPP e quali vantaggi portano?

I Fondi PEPP vanno ad arricchire il panorama dei fondi previdenziali a contribuzione volontaria disponibili per gli italiani. Si tratta di piani individuali che permettono di ottenere anche deduzioni fiscali fino a un importo massimo di 5.164,57 euro . Tra le peculiarità vi è però l’impossibilità di versare nel fondo PEPP il Trattamento di Fine Rapporto. Trattandosi di un prodotto paneuropeo è caratterizzato dalla portabilità, cioè la possibilità di avvalersene in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Questa caratteristica rende i fondi PEPP particolarmente interessanti soprattutto per i giovani che stanno sperimentando negli ultimi anni la mobilità nel lavoro.

In secondo luogo può essere distribuito da un’ampia platea di soggetti come compagnie assicurative, banche, società di investimento, fondi pensione professionali, gestori patrimoniali).

Caratteristiche dei PEPP

In base allo schema di decreto legislativo adottato dopo aver sentito Consob, COVIP, IVASS e Banca d’Italia, sarà il COVIP a dover ricevere le domande per la registrazione dei Fondi PEPP. In pratica gli enti prima visti, ad esempio le compagnie di assicurazione, che vogliono creare un fondo PEPP dovranno rivolgersi al COVIP ( Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), presentare il loro progetto e attendere l’autorizzazione. Una volta ottenuta, potranno “lanciare” il prodotto e quindi accogliere i clienti, cioè i soggetti interessati al piano di previdenza complementare PEPP. Sempre il Covip condurrà le attività di monitoraggio.

Saranno i fornitori dei servizi ( ad esempio banche e compagnie di assicurazione) a delineare, nell’ambito dello schema delineato nel decreto di attuazione, le peculiarità del Fondo. Questo potrà prevedere l’erogazione di rendite, l’erogazione del capitale in unica soluzione, il prelievo dei fondi in base alle necessità oppure un sistema misto che preveda tali diverse opzioni, ad esempio l’erogazione di una quota iniziale e poi una rendita mensile.

Vantaggi dei fondi pensione PEPP

Si è già detto che è possibile portare in deduzione i versamenti effettuati dai redditi fino a un massimo di 5.164,57 euro, inoltre il rendimento dei fondi pensione viene tassato con un’aliquota agevolata al 20%. Ricordiamo che l’aliquota base Irpef è al 23% mentre l’aliquota per le rendite finanziarie è al 26% ( fanno eccezione i titoli di Stato ed equiparati con tassazione al 12,50%).

Tra i vantaggi offerti dai fondi pensione PEPP vi è la possibilità per il titolare di chiedere un anticipo sulle somme, questo però solo in casi stabiliti e in particolare per:

  • spese sanitarie straordinarie e improvvise ( può essere chiesto in qualunque momento e l’importo massimo è il 75%);
  • acquisto della prima casa per sé o per i figli, ma in questo caso si può chiedere l’anticipo solo trascorsi 8 anni dall’adesione e sempre nel limite del 75% degli importi maturati;
  • per ulteriori esigenze, anche in questo caso solo dopo 8 anni dalla sottoscrizione e nel limite del 30%.

Si può procedere al versamento nel fondo PEPP anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile, ma solo nel caso in cui al raggiungimento della stessa il fondo sia già aperto da un anno. Inoltre i pensionati che entro 5 anni raggiungeranno l’età per la pensione di vecchiaia prevista dal loro regime di appartenenza, potranno richiedere una rendita integrativa anticipata  (RITA) fino al raggiungimento di tale età. Per accedere a questo beneficio, utile ad esempio nel caso di perdita del lavoro, è necessario aver versato almeno 20 anni di contribuzione nella gestione di appartenenza.

Nadia Pascale

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