Sos siccità è rischio per le imprese che operano nel settore dell’agricoltura e dell’allevamento. Un’ondata di calore che porterà danni.
Fa un caldo eccezionale in questi ultimi giorni. Ma soprattutto non piove e non ha piovuto tanto in tutto l’inverno. Così c’è davvero un grande stato di apprensione per gli agricoltori che hanno bisogno di acqua da dare ai propri campi. Il campanello d’allarme è rappresentato dalle acque del Pò, in secca da mesi. Non sono mai state così basse, dai valori degli ultimi 50 anni. Il grande fiume sta soffrendo e così anche l’ambiente circostante, le campagne e l’agricoltura. Tuttavia sono stati stanziati ben 7 milioni di euro e nuovi strumenti per il monitoraggio del bacino del fiume.
Una preoccupazione che si riversa sul settore agricolo. Infatti secondo la Coldiretti, oltre il 30% della produzione dei campi è a rischio. Problema che si riversa anche sull’allevamento e sulla produzione di foraggio, elemento essenziale per le mucche per produrre il latte. Elemento che sta alla base di tutti i prodotti caseari della produzione italiana. Senza foraggio non c’è latte, senza latte la produzione diminuisce.
Beh la cosa migliore è che finalmente cominciasse a piovere per ristabilire e innalzare il livello dei fiumi. Ma sembra che la pioggia non sia prevista, almeno per i prossimi giorni. Dunque una cosa da fare potrebbe essere quella di invasare tutta l’acqua disponibile, trattenerla e distribuirla solo nel momento in cui ce ne sarà bisogno.
Ed ancora si potrebbe irrigare in modo intelligente e solo quando le piante ne hanno davvero necessità. In altre parole è meglio cercare di limitare gli sprechi e usare l’acqua che si ha con molta parsimonia. Ma attenzione, se si continua così non solo si rischia la scarsa produzione agricola, ma interi territori potrebbero restare a lungo senza acqua. Anche perché stiamo avendo il Maggio più caldo della storia italiana, con il termometro anche sopra i 30 gradi. Temperature che si registrano in piena estate, e non certo in primavera.
La siccità ha un forte impatto sulle culture primaverili, come il mais, la frutta, il grano, gli ortaggi e i vigneti. Una perdita di un miliardo di euro in un solo anno. Il rischio è che i raccolti siano minori e che quindi i prezzi potrebbero aumentare. Perché del resto le aziende agricole produttrici devono riuscire a mantenersi attive, nonostante il raccolto sia di quantità minore. Un innalzamento dei prezzi che crea ulteriori problemi, visto che già le famiglie devono fare i conti con gli aumenti dell’energia, gas, e prodotti colpiti dagli effetti del conflitto tra Russia e Ucraina.
L’Unione europea ha dato il via libera all’utilizzo di 4 milioni di ettari lasciati a riposo per i vincoli ambientali. Si tratta di un’eredità dal vecchio set aside della Politica agricola comune, per aumentare la produzione di cereali e colture proteiche. Per l’Italia si tratta di 200mila ettari aggiuntivi da coltivare. Ma per farlo occorre l’acqua, e in prossimità dell’estate è davvero un problema grave, la sua assenza. Ecco che quindi ci si attende un’altra flessione a rialzo dei prezzi, che inevitabilmente si abbatterà sul consumatore finale.
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