I Crediti edilizi stanno mettendo a dura prova molte imprese operanti nel settore. Sono piene di crediti, ma senza liquidità, ecco perché.
I crediti edilizi, come il superbonus 110%, sono ben voluto dal Governo. E anche se in un primo momento fosse l’idea giusta per riavviare il comparto edile, adesso c’è molta perplessità. Tutti pronti a fare ristrutturazione con i soldi dello Stato, si diceva, ma oggi le cose sembrano un pochino diverse. E a pagarne di più lo scotto siano le imprese artigiane a causa della cessione dei crediti legati a questo tipo di bonus.
Rallentamenti e burocrazia che stanno portando circa 33 mila imprese artigiane a rischio di fallimento o al blocco dei cantieri. Accanto a questo c’è il problema dei 150 mila posti di lavoro del settore che rischiano di essere persi. Aggiungendo così disoccupazione su disoccupazione, altro grande problema dei giorni nostri. E dietro ai lavoratori anche le famiglie da mantenere sono un risultato negativo da non sottovalutare.
Secondo la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) i crediti fiscali delle imprese che hanno riconosciuto lo sconto in fattura e non monetizzati attraverso la cessione dei crediti ammontano a quali 2.6 miliardi di euro. Questa strozzatura nel trasformare il credito in liquidità sta mettendo a dura prova migliaia di imprese operanti nel settore edile.
Il 48,6% del campione intervistato dalla Confederazione parla di rischio fallimento mentre il 68,4% prospetta il blocco dei cantieri attivati. L’effetto negativo è a cascata. Per non essere schiacciate dalla mancata cessione dei crediti, quasi un’impresa su due sta pagando in ritardo i fornitori, il 30,6% rinvia tasse e imposte e una su cinque non riesce a pagare i collaboratori.
Inoltre il 47% delle imprese dichiara di non trovare soggetti disposti ad acquisire i crediti. Mentre il 34.4% sostiene che i tempi di accettazione dei documenti contrattuali sono troppo lunghi, rispetto alla velocità con cui vengono eseguiti i lavori. Per risolvere il problema molti sono rivolti alle banche, più del 60%, altri a Poste italiane (22%) e per la parte restante società che si occupano della intermediazione finanziaria.
A questo punto è doveroso ricordare che attraverso lo sconto in fatture l’impresa ha anticipato per conto dello Stato un beneficio al cliente. L’anticipo deve essere poi essere recuperato, attraverso la cessione dei crediti, così come previsto dalla legge. Ma se questo non avviene, anche a causa dei continui stop & go, le imprese si trovano i cassetti fiscali pieni di crediti, ma le casse vuote.
Occorre quindi trovare delle soluzioni per svuotare questi cassetti e fare in modo, così, che le imprese abbiano la capacità finanziaria reale per portare al termine i cantieri. Inoltre i bonus per l’edilizia hanno offerto un contributo molto rilevante al rimbalzo del Pil l’anno scorso e oltre il 90%. Ma se non si avviano nuovi cantieri e non si completano quelli già in essere, ci potrebbero essere gravi ripercussioni su tutta la filiera. E non solo, perché se non si trovano soluzioni e al più presto, l’Italia non potrà rispettare gli accordi presi con l’Unione Europea in merito all’efficienza energetica.
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