La cassetta di sicurezza in banca si può pignorare? Come procedere

pignoramento cassetta di sicurezza

Molti decidono di richiedere una cassetta di sicurezza in banca non solo perché in questo modo possono proteggere valori che a casa non sarebbero al sicuro, ma anche perché il contenuto dovrebbe essere coperto della privacy e di conseguenza alcuni cercano n questo modo di occultare dei valori. Nonostante questo deve essere ricordato che le somme ivi contenute sono pignorabili. Ecco cosa succede se un creditore vuole ottenere il proprio credito attraverso la cassetta in banca.

Nell’espropriazione dei beni del debitore rientra la cassetta di sicurezza

L’articolo 2910 del codice civile consente al creditore, utilizzando le procedure previste nel codice di procedura civile di procedere all’espropriazione dei beni del debitore al fine di conseguire quanto gli è dovuto. La normativa in oggetto consente l’esecuzione forzata non solo sui beni in possesso del debitore principale, ma anche sui beni e sui crediti da questo vantati presso terzi. Può così capitare che ci sia l’esecuzione su una porzione di stipendio, su una porzione di pensione, su conti corrente. Molti però si chiedono: visto il vincolo della privacy ricadente sulla cassetta di sicurezza in banca, è possibile effettuare il pignoramento sulla cassetta di sicurezza in banca?

Per conoscere i limiti al pignoramento della pensione, leggi l’articolo: limiti al pignoramento della pensione 2022: importi e modalità

Senza il titolo di credito esecutivo non si può pignorare nessun bene

La prima cosa da dire è che qualunque sia la forma del pignoramento presso terzi o presso il debitore, per poter procedere è necessario avere un titolo di credito, ad esempio un decreto ingiuntivo, una sentenza di condanna, un assegno protestato. Solo in presenza di un valido ed efficace titolo è possibile procedere. Per arrivare ad ottenere questo titolo in alcuni casi possono essere richiesti tempi molto lunghi, proprio per tale motivo il creditore ha un’arma a sua disposizione cioè può chiedere al giudice dei provvedimenti cautelari, come il sequestro delle somme presenti su conto corrente o conto deposito.

Naturalmente il creditore potrebbe essere all’oscuro delle sostanze in possesso del debitore, ecco perché l’articolo 492 bis del codice di procedura civile prevede la possibilità per qualunque creditore ( anche privato) che abbia un valido titolo esecutivo di chiedere al giudice di disporre l’accesso alle banche dati dell’Agenzia delle Entrate e del territorio. A sua volta l’Agenzia delle Entrate ha accesso a tutte le banche dati, ad esempio quelle delle banche. Fatta questa premessa cerchiamo di capire se è possibile effettuare il pignoramento della cassetta di sicurezza in banca.

Cos’è la cassetta di sicurezza in banca e come funziona

La cassetta di sicurezza è uno strumento molto particolare, infatti nel caveau delle banche vi sono specifici spazi messi a disposizione dei clienti per conservare beni. Viene utilizzata per depositare documenti che si vogliono tenere nascosti, ma anche gioielli, e spesso soldi che non si vogliono dichiarare al fisco. In teoria su questo strumento c’è l’anonimato, ma pensare che la banca non sappia cosa contenga è un po’ difficile da credere perché è solitamente previsto il pagamento di un canone annuo che viene stabilito spesso anche in base al valore del contenuto, inoltre superati i 5.000 euro di valore del contenuto, cosa che capita spesso, è necessario pagare anche una copertura assicurativa e la stessa è calcolata in base al valore del contenuto, quindi la banca non conosce i beni ( soldi, titoli, gioielli) che sono presenti nella cassetta, ma ne conosce il valore.

Altra cosa, molti non lo sanno, ma la cassetta di sicurezza deve essere indicata nel caso in cui si intenda richiedere un modello Isee.

Fatta questa premessa, deve essere ricordato che è vero che la banca deve assicurare la privacy al proprietario della cassetta di sicurezza, ma questo obbligo cade nei confronti del Fisco, cioè quando a chiedere i dati è l’Agenzia delle Entrate. La banca però non deve fornire i dati su ciò che contiene al Fisco, ma deve semplicemente dire che Tizio presso la banca detiene una cassetta di sicurezza.

Questo implica che quando l’Agenzia delle Entrate interroga la banca su tutti i rapporti intrattenuti con una determinata persona, avrà soltanto l’indicazione della presenza di una cassetta di sicurezza, che in teoria potrebbe anche contenere beni il cui valore è effimero, ad esempio potrebbe contenere una foto di nessun valore, documenti che non hanno un valore economico…

Come avviene il pignoramento della cassetta di sicurezza?

A questo punto abbiamo capito che anche la cassetta di sicurezza può essere oggetto di pignoramento ma che prima dell’apertura della cassetta  il creditore non sa se effettivamente all’interno siano presenti beni di interesse per la sua causa.

Vista però la particolarità del rapporto tra titolare della cassetta e la banca, cambiano anche le procedure attraverso le quali si può procedere al pignoramento. Questo infatti non viene considerato alla stregua di un pignoramento presso terzi, ma come pignoramento mobiliare diretto. Di conseguenza il creditore dovrà rivolgersi giudice territorialmente competente ( giudice del luogo in cui si trova la banca) per chiedere di autorizzare l’ufficiale giudiziario ad effettuare il pignoramento.

L’ufficiale giudiziario si recherà presso la banca che detiene la stessa alla presenza del funzionario di banca addetto ( che dovrà essere presente alla redazione del verbale) e del debitore titolare della cassetta. Sarà proprio il titolare a dover aprire la cassetta e mentre l’ufficiale redigerà il verbale del contenuto e provvederà al sequestro dei beni. Nel caso in cui si tratti di gioielli, gli stessi saranno venduti all’asta su istanza del creditore procedente. Questo infatti dovrà iscrivere a ruolo il procedimento per ottenere il ricavato della vendita all’asta o per l’assegnazione dei beni in natura. Nel caso in cui nella cassetta di sicurezza ci siano denaro o titoli il credito, il creditore potrà chiedere l’assegnazione delle somme a lui spettanti. Il residuo, se presente e se non vi sono altri creditori intervenuti nel procedimento, sarà nella disponibilità del debitore.