La riforma delle pensioni, le ultime novità e gli aggiornamenti

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Ed alla fine potrebbe essere una riforma delle pensioni solo teorica. Infatti come spesso accade ogni legge di Bilancio, anche quest’anno le misure che il governo varerà potrebbero essere soltanto misure tampone. La crisi economica di questi anni continua ad essere la priorità dell’esecutivo guidato dal Premier Mario Draghi. Le pensioni sono passate inevitabilmente in secondo piano, a tal punto che già sembra prendere piede il quadro che vuole l’esecutivo impegnato a verificare come confermare alcune misure che invece dovrebbero andare in scadenza a fine anno. Sarebbe il preludio al solito nulla di fatto. Uno scenario al momento plausibile ma niente affatto positivo questo.

Le pensioni del 2023, cosa succede adesso?

Il 2023 potrebbe riproporre le medesime misure di quest’anno, naturalmente come alternative alle misure strutturali del sistema pensionistico italiano. Infatti non è azzardato ipotizzare che sia la quota 102, che l’Ape sociale o addirittura opzione donna, possano essere, per l’ennesima volta,  rinnovate. Le altre misure di cui tanto si parla e che hanno diversi sponsor sia all’interno del governo che tra i sindacati e le associazioni sono misure difficilmente realizzabili. E così che si arriverà gioco forza alla chiusura dell’anno con una riforma rinviata all’anno successivo.

Paradossalmente accade sempre così, con la legge di Bilancio che viene fatta senza grossi interventi, ma con la promessa che l’anno successivo, si interverrà. E si tornerà a parlare del DEF di aprile 2023, della nota di aggiornamento del Documento di economia e finanze e infine del pacchetto previdenziale della nuova legge di Bilancio. Una “tiritera” che si ripete da anni ormai.

Il 2023 un anno buio per le pensioni?

Sembra ormai certo che nessuna nuova misura sulle pensioni potrà vedere i natali nel 2023. Anche se il ministro Orlando ha asserito più volte che le pensioni sono una priorità per l’esecutivo, difficile che si possa arrivare da una fumata bianca per la legge di Bilancio di fine anno. E già si parla di dare un altro anno di vita alla quota 102. La misura che doveva scadere a fine anno, come originariamente deciso, potrebbe allungarsi al 2023. E quindi anche nel 2023 per qualche lavoratore 64 anni potrebbe essere ancora l’età giusta per centrare una uscita anticipare rispetto alla pensione di vecchiaia. Resterebbe il vincolo dei 38 anni di contributi, anche perché cambiare questo significherebbe accettare le proposte di flessibilità totale che ogni tanto emergono e che considerano 20 anni di contributi come il tetto contributivo necessario.

Le ipotesi tirano dentro anche le conferme per OD e Ape sociale

Siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché nulla ha deciso, ma appare chiaro che le difficoltà del governo sono ancora tante. Ed anche le priorità sono cambiate. SI è passati dalle pensioni all’emergenza relativa al Covid, poi alla crisi economica e ultimamente anche al conflitto in Ucraina e alla nuova situazione precaria dell’economia globale. Ed ecco che riaffiorano le vecchie misure da prorogare, come un toccasana che permetta di dire che qualcosa si è fatto.

Perché i lavori sono diversi tra loro

Un tipico esempio e anche il fatto che perfino Giuseppe Conte, a nome del Movimento 5 Stelle, ha continuato a ribadire il concetto che la pensione dovrebbe essere anticipata in base alla tipologia di lavoro svolto dai richiedenti. In buona sostanza, una dichiarazione che nasconde dietro una specie di ferma volontà di ritornare ad ampliare la platea dei beneficiari dell’Ape sociale. Ciò non vuol dire che l’Ape sociale verrà rinnovata ancora per un altro anno, ma è sempre un indizio. Differenziare i lavoratori e quindi i pensionati per tipologia di attività svolta è uno dei capisaldi dell’operato dei governi degli ultimi anni. Infatti più che pensioni anticipate per tutti si pensa a misure che consentano alcuni scivoli a poche categorie e poche persone. E così che è accaduto con l’Anticipo pensionistico a carico dello Stato.

Le proroghe delle misure

Fermi gli invalidi, i disoccupati e chi ha invalidi a carico, i lavori gravosi sono in costante aggiornamento. Si era partiti con 11 categorie, salvo poi passare a 15 e adesso ad un numero ancora più alto con una marea di codici Ateco da considerare. E pure Opzione donna ha le sue possibilità di essere ripescata dal governo ed estesa anche a quelle lavoratrici che completano i requisiti nel 2022. Tanto, per quanto costa allo Stato, Opzione donna è sempre un buon affare. Il fatto che il costo della misura si faccia ricadere quasi completamente sulle lavoratrici, mette la misura in una condizione di assoluta fattibilità. Con il taglio fino al 30% che la misura offre alle lavoratrici che devono accettare il calcolo del loro assegno con il metodo contributivo, è evidente che le possibilità che la misura continui ad essere fruibile è assai elevata.

E le nuove misure sulle pensioni ancora al palo

La quota 41 per tutti è poco meno di un autentico sogno. Infatti consentire a tutti di andare in pensione con 41 anni di contributi e senza alcun limite di età, significherebbe cancellare la pensione anticipata e ribattezzarla come fece la Fornero a suo tempo, quando cancellò le pensioni di anzianità e coniò quelle anticipate. La pensione flessibile senza tagli di assegno con 62 anni di età e 20 anni di contributi che vorrebbero i sindacati è sullo stesso piano. Significherebbe cancellare per sempre le pensioni di vecchiaia, o al più, ridurre i potenziali richiedenti di questa misura a poche migliaia di pensionati.

Perché la flessibilità per le pensioni resta complicata a 62 anni

Solo chi ha un lavoro “comodo” e cerca di prendere qualche decina di euro in più al mese accetterebbe di restare al lavoro fino a 67 anni, rimandando una possibile uscita a 62 anni con 20 anni di contributi. Tutte le altre proposte, che prevedono tagli e penalizzazioni, sarebbero duramente represse dai sindacati, che viaggiano in maniera diametralmente opposta al governo in materia di tagli alla pensioni.

Informazioni su B. A. 335 Articoli
Sindacalista, operatore di Caf e Patronato, esperto in materia previdenziale, assistenziale, lavorativa e assicurativa. Da 25 anni nel campo, appassionato di scrittura e collaboratore con diversi siti e organi di informazione.